Il dovere di informare il diritto ad essere informati
Nella parte vecchia di una città innominata in cui si può riconoscere New York – la Macondo nerissima di Cornell Woolrich –, ritroviamo il tempo dilatato dell’infanzia a fianco del piccolo protagonista. Ci aggiriamo fra gasometri e negozi tetri situati nei seminterrati, in quartieri dove i ragazzini si incontrano per scambiarsi tesori sbreccati che nella mente diventano oggetti caleidoscopici: una palla da baseball dal rivestimento consumato, un vecchio coltello senza lama… e un occhio di vetro che Frankie ottiene dall’amico Scanny. L’oggetto bizzarro è stato trovato dal bambino nel risvolto di un paio di pantaloni lasciati da un cliente nella tintoria del padre.
Frankie è alla ricerca di un indizio che lo porti sino a un caso complesso di omicidio – per passare l’informazione al padre poliziotto, retrocesso per motivi ignoti –, e l’occhio posticcio sembra proprio un’ottima pista. Mettersi in luce risolvendo un intricato delitto potrebbe salvare suo padre dalla deriva esistenziale che attende al varco molti personaggi di Woolrich, nelle pagine de La sposa in nero ne incontriamo un vero campionario: come Mitchell il fallito, disprezzato persino da Miriam, la donna delle pulizie giamaicana che lavora all’Albergo Helen fingendo di ramazzare camere squallide e corridoi scrostati con un bastone alla cui estremità si possono ancora notare i residui di una qualche fibra (perché, quando si è in fondo alla scala sociale, l’unica forma di rivalsa che rimane è sottolineare la sconfitta altrui). Nelle stanze si respira polvere e muffa, gli abiti sanno di armadio vecchio e gin, sui tappeti stinti che ricoprono l’assito cade a volte un vecchio biglietto delle corse, un pezzo di carta con il numero di telefono semicancellato di una qualsiasi Betty o Louise, o una cartina di fiammiferi vuota.
Woolrich insegue i pensieri e le deduzioni precise e sempre più concitate di Frankie, nello stesso modo in cui il ragazzo pedina ostinatamente il probabile omicida Petersen, fino alla periferia estrema della città – dove le abitazioni sempre più rade sono separate da larghi spazi vuoti – fino alla catapecchia di legno dove scoprirà, ai piedi della scala della cantina, il corpo di Gregory – altro derelitto isolatosi dal mondo. Il notturno in cui Frankie e Petersen si danno la caccia a vicenda, in un duello che per poco non sarà fatale al bambino, è un pezzo da grande virtuoso di Woolrich. Gli spazi interni si dilatano diventando labirinti onirici in cui sono la paura iniziatica e l’orrore alla Poe a creare forme anamorfiche, agendo su una tenebra assimilabile alla natura animata romantica. Alcune immagini, per esempio la sagoma del padre di Frankie profilata contro la luce della notte, si incuneano negli occhi del lettore senza scampo.
Leggendo Scala antincendio, il racconto che affianca L’occhio di vetro nel prezioso cofanetto – illustrato da Fabian Negrin – dedicato da Orecchio Acerbo a Woolrich, vediamo Buddy vivere in due mondi paralleli: quello senza confini dell’immaginazione e quello miserevole delle due stanzucce al numero 20 di Holt Street, dove in estate le notti sembrano fatte di catrame bollente che gocciola sulla pelle delle persone. Proprio l’afa soffocante spinge il bambino a passare la notte sul pianerottolo della scala antincendio posto al piano di sopra e ad assistere, spiando dalla fessura di una veneziana, all’omicidio di Cliff Bristol, capitano in seconda di un mercantile, derubato, ucciso con un punteruolo e portato via dall’appartamento in due valigie dai signori Kellerman, una coppia diabolica apparentemente innocua.
Buddy inventa sempre un sacco di storie bizzarre per fuggire da quelle due stanze e da una vita piccola come un francobollo, così quando racconta ai genitori ciò che ha visto – e ancor più sentito – viene punito e chiuso a chiave in camera. La ricostruzione di fatti e piani efferati attraverso ciò che viene udito in modo frammentario, oltre a rappresentare un espediente narrativo teso ad analizzare e sottolineare un passaggio iniziatico intrapreso grazie alla curiosità e allo spirito di avventura – spesso anche a un senso della giustizia estraneo al mondo adulto –, è lo strumento necessario con cui i ragazzi, da Stevenson in poi, aggirano la propria irrilevanza, o invisibilità, sociale, il grimaldello grazie al quale forzano l’impermeabilità supponente e/o deviata delle trame e dei rituali dei grandi.
Così Buddy fa combaciare le tessere del mosaico delittuoso dei Kellerman ascoltandoli al riparo di una coperta biancastra, e Jim – ne L’isola del tesoro – viene a conoscenza della congiura dei pirati nascosto nel barile delle mele. Il protagonista di Scala antincendio incontra la sua linea d’ombra e supera le paure nel corso di una notte di fuga dalla coppia, fra tram serali, passanti ubriachi e tassisti ottusi, fino a una casa in rovina ammorbata dal lezzo putrescente del corpo smembrato di Bristol, fino a che il suo coraggio immaginoso e caparbio non avrà la meglio sulla tenebra bluastra e strisciante che contamina il cuore, esorcizzandola in narrazione ed epopea.
dagli 8 anni in su, pagine 208, cm. 11 x 18,5
I bambini nella notte di Cornell Woolrich, un prezioso cofanetto di orecchio acerbo
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