È un’alba cupa quella che apre il settimo giorno di offensiva russa in Ucraina. Anche questa mattina le sirene d’allarme per gli attacchi aerei sono suonate in tutta la regione di Kiev, ma anche a Zhytomyr, a Pryluky nell’oblast di Chernihiv, e a Dnipro. E i militari russi hanno affermato di aver conquistato la città strategica di Kherson, nel sud dell’Ucraina. Un missile russo ha colpito nella prima mattinata anche un palazzo della polizia e un’università a Kharkiv, città dove nella notte sono atterrati paracadutisti russi, come confermato dalle autorità ucraine. Le immagini che vengono diffuse dal Servizio nazionale per le emergenze ucraino su Twitter mostrano l’edificio colpito, con il tetto ancora in fiamme, e i pompieri in azione (Afp/Servizio nazionale per le emergenze ucraino) — A cura di Silvia Morosi
Kharkiv, nel Sud dell’Ucraina, è sotto assedio da sabato e ora le forze armate russe hanno preso il pieno controllo della città: almeno 21 persone sono state uccise e 112 ferite nei bombardamenti nelle ultime 24 ore. In un video postato sul canale Telegram del consigliere del governo ucraino si vede l’edificio che ai piani più alti è avvolto dalle fiamme: la Bbc , che riporta il video, precisa di non essere stata ancora in grado di verificarne l’autenticità in modo indipendente. Nell’attacco sarebbe stato colpito anche l’edificio del Servizio di sicurezza nazionale (Afp/Servizio nazionale per le emergenze ucraino)
Il governatore della regione di Kharkiv, Oleg Synegubov, ha affermato - sempre citato da Bbc - che «il nemico russo ha subito perdite significative». Secondo quanto riportato dall’esercito ucraino, i militari avrebbero attaccato un ospedale, mentre per le strade si registrano gli ennesimi scontri. I vigili del fuoco in azione per spegnere l’incendio nell’edificio della polizia nazionale a Kharkiv, bombardato dall’esercito russo (Afp/Sergey Bobok)
Le fiamme all’interno della facoltà di Economia dell’università di Kharkiv (Afp/Sergey Bobok)
Un uomo mostra un ritratto del cantante britannico John Lennon all’interno del municipio locale danneggiato di Kharkiv, il primo marzo 2022. La piazza centrale della seconda città dell’Ucraina è stata bombardata dalle forze russe, insieme all’edificio dell’amministrazione locale come riferito dal governatore regionale Oleg Sinegubov (Afp/Sergey Bobok)
Una palestra bombardata vicino alla Torre della televisione di Kiev. Il bilancio del raid — avvenuto ieri, primo marzo — è di almeno 5 morti. Meno di 90 minuti prima dell’attacco il ministero della Difesa russo aveva detto che avrebbe colpito la capitale ucraina invitando i cittadini ad andarsene. (Getty Images/Anastasia Vlasova)
Il servizio d’emergenza statale dell’Ucraina ha fatto sapere oggi, 2 marzo, che oltre 2mila civili sono morti in una settimana di guerra, dall’invasione russa. «Bambini, donne e forze di difesa perdono la vita ogni ora», si legge nel comunicato diffuso dai servizi di emergenza ucraini e rilanciato dai media internazionali. Nel comunicato si aggiunge che «durante i sette giorni di guerra, la Russia ha distrutto centinaia di snodi di trasporto, edifici residenziali, ospedali e asili». Mentre i soccorritori hanno spento più di 400 incendi scoppiati dopo i bombardamenti russi in tutto il paese ed hanno disinnescato 416 esplosivi. Nella foto, un gruppo di donne con un bambino cerca di lasciare Kiev e si dirige verso la stazione (Ap/Emilio Morenatti)
Alcuni miliziani locali aiutano una donna anziana ad attraversare un ponte distrutto dall’artiglieria, alla periferia di Kiev, in Ucraina (Ap/Emilio Morenatti)
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha fatto appello agli ebrei di tutto il mondo perché non restino in silenzio di fronte all’attacco russo all’Ucraina. «Mi sto rivolgendo ora agli ebrei nel mondo. Non vedete quello che sta succedendo? Per questo è importante che milioni di ebrei in tutto il mondo non restino in silenzio proprio ora», ricordando come «il nazismo è nato nel silenzio». Quindi «gridate la morte dei civili. Gridate per la morte degli ucraini», ha esortato Zelensky, egli stesso di famiglia ebraica. Ieri il razzo che ha colpito la torre della tv a Kiev ha danneggiato il memoriale della Shoah di Babyn Yar. Nella foto, un combattente delle forze di difesa territoriale ucraine fa la guardia al passaggio sotterraneo e all’ingresso della metropolitana nel centro di Kiev (Afp/Sergei Supinsky)
Un gruppo di soldati ucraini trasporta un rifornimento d’acqua, vicino a una base militare a Leopoli (Afp/Daniel Leal)
Le scene sono le stesse da giorni. Addii alle stazioni degli autobus, centinaia di persone che si ammassano sui treni, e migliaia di macchina incolonnate per fuggire dalle città. Nei giorni scorsi Volodymyr Zelensky ha detto che «gruppi di sabotatori russi sono entrati a Kiev», con l’obiettivo principale di «distruggere l’Ucraina politicamente, distruggendo il capo dello Stato». Il presidente ucraino ha firmato un nuovo ordine di mobilitazione generale zper la difesa dello Stato» nel quale si afferma che «è vietato ai cittadini maschi tra i 16 ed i 60 anni di uscire dai confini dell’Ucraina». Qui, un soldato ucraino abbraccia la compagna a Leopoli (Afp/Daniel Leal)
I militari ucraini fermano un’automobile a un posto di blocco nel centro di Kiev: le truppe russe sono entrate in Ucraina il 24 febbraio spingendo il presidente del Paese a dichiarare la legge marziale (Epa/Zurab Kurtsikidze)
Un uomo con l’equipaggiamento da combattimento lascia la Polonia per combattere in Ucraina: la fotografia è stata scattata al valico di frontiera di Medyka (Ap/Markus Schreiber)
Un’automobile passa davanti a un posto di blocco a Kiev. (Epa/Zurab Kurtsikidze)
Gli abitanti di Kiev continuano a prepararsi a combattere, ad esempio costruendo alcune molotov (Epa/Sergey Dolzhenko)
Le forze russe hanno intensificato i loro attacchi alle città e le persone continuano a radunarsi nei corridoi della metropolitana per ripararsi dai bombardamenti. Qui, un’immagine della metropolitana di Kiev usata come rifugio antiaereo (Ap/Efrem Lukatsky)
Scantinati, stazioni della metropolitana e rifugi antiatomici stanno accogliendo i cittadini di Kiev che non sono in grado di lasciare le loro case a causa dei combattimenti attivi in queste ore nella capitale. Anche i pazienti dei reparti di maternità e degli ospedali pediatrici si nascondono sottoterra, soffrendo la poca luce e un accesso limitato alle medicine, all’acqua pulita e al cibo (Afp/Aris Messinis)
Una donna e il suo cane si rifugiano in una stazione della metropolitana a Kiev (Epa/Sergey Dolzhenko)
Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Onu, decine di bambini sarebbero stati uccisi, e si teme che, con l’intensificarsi dell’operazione militare della Russia nelle principali città, molte altre vite siano a rischio. Save the Children , in collaborazione con l’I mperial College di Londra ed esperti medici, ha sviluppato un manuale completo — il primo del suo genere — per supportare i bambini feriti durante i conflitti. Il manuale aiuta le squadre mediche nelle zone di conflitto, spesso costrette a trattare e operare i bambini in circostanze difficili, con una formazione specialistica limitata e risorse su come farlo. Nella foto, una coppia seduta in una stazione della metropolitana di Kiev, usata come rifugio antiaereo . Nella foto, una donna con i suoi bimbi in una tenda allestita nella metropolitana di Kiev (Ap/Efrem Lukatsky)
Secondo Save The Children , poi, sono centinaia i bambini feriti nelle zone di conflitto che necessitano di cure immediate e sono ancora più a rischio degli adulti a causa delle loro specifiche vulnerabilità. «Negli ultimi sei giorni, i bambini in Ucraina hanno visto le loro case e le loro scuole distrutte, sono stati costretti a fuggire o a nascondersi in scantinati e rifugi antiatomici, e sono stati strappati dalle loro famiglie e dagli amici», dichiara ancora Filippo Ungaro, direttore della comunicazione di Save the Children Italia . Se il conflitto si intensificherà ulteriormente, «temiamo che il bilancio delle vittime tra i bambini continuerà ad aumentare notevolmente nei prossimi giorni e persino nelle prossime ore». Nella foto, la metropolitana di Kiev usata come bunker (Ap/Efrem Lukatsky)
La foto di un asilo in uno scantinato in Ucraina, twittata da Olexander Scherba, ex ambasciatore ucraino in Austria (Twitter/olex_scherba)
Kateryna Suharokova bacia il figlio nato il 28 febbraio scorso nello scantinato dell’ospedale di Mariupol, utilizzato come rifugio e riadattato reparto maternità. Mariupol è circondata dalle truppe russe, non ha più acqua e 500mila persone sono rimaste bloccate, come sottolineato dal sindaco della città, Vadym Boichenko (AP/Evgeniy Maloletka)
L’immagine di una donna che tiene tra le braccia il suo neonato nel seminterrato di un ospedale utilizzato come rifugio antiaereo (Ap/Efrem Lukatsky)
Yuri tiene la mano della moglie incinta Anna nel seminterrato di un ospedale convertito a reparto medico e utilizzato come rifugio antiaereo durante gli allarmi di raid aerei a Kiev (Ap/Efrem Lukatsky)
Un padre tiene il suo neonato tra le braccia nel seminterrato di un ospedale utilizzato come rifugio antiaereo, durante un’allerta aerea a Kiev (Epa/Pilipey Romano)
Un gruppo di volontari ucraini raduna e sistema i prodotti sanitari donati per sostenere la popolazione ucraina a Leopoli (Ap/Bernat Armangue)
L’ultimo report dell’Onu, relativo al 2 marzo, parla di almeno 136 civili uccisi sinora dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina iniziata giovedì scorso. Tra loro ci sarebbero anche 13 bambini. Secondo la portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, Liz Throssell, i morti reali dovrebbero essere molti di più. Una delle ultime riconosciute è la dottoressa ucraina Marina Kalabinoi, colpita da un’arma da fuoco mentre trasportava il nipote ferito all’ospedale. A raccontare la sua storia su Facebook il ministro della Sanità ucraino Viktor Liashko. L’auto della dottoressa è stata raggiunta da una raffica di colpi in un villaggio di Kukhari nell’Oblast’ di Kyiv. Era un’anestesista del Centro di cardiologia e chirurgia cardiaca di Kyiv. «Non vi perdoneremo mai», scrive Liashko riferendo della tragica vicenda. Qui alcune delle storie dei civili morti durante il conflitto
Un cameraman televisivo, Yevhenii Sakun, è stato ucciso ieri, insieme ad altre quattro persone, nel bombardamento russo di Babyn Yar, il memoriale dell’Olocausto a Kiev. A renderlo noto la giornalista ucraina Olga Tokariuk su Twitter parlandone come «la prima persone che conosco che è morta in questa guerra». «È stato un piacere lavorare con lui. Sono devastata da questa notizia», ha aggiunto (Twitter/Olga Tokariuk)
«Stiamo affrontando una situazione estremamente difficile, dobbiamo restare uniti e lo siamo. È molto importante chiarire che i valori dell’Ue sono “zero discriminazione”. Dobbiamo garantire passaggi sicuri a chi fugge», ha detto il presidente del Consiglio Ue Charles Michel oggi in visita in Polonia. Il video della nostra inviata da Leopoli dove si raccolgono i profughi in partenza per la Polonia (Epa(Darek Delmanowicz)
«La Polonia sostiene con forza sanzioni» a Mosca «di più ampia portata. Anche il blocco di petrolio, gas e carbone dalla Russia fa parte di tali sanzioni. Ancora una volta, invito la Commissione europea a decidere un embargo sul carbone russo», ha affermato il premier polacco, Mateusz Morawiecki, in un punto stampa a margine di un incontro con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, in visita in Polonia (Epa(Darek Delmanowicz)
E continua il dramma dei profughi: qui una giovane, fuggita dall’Ucraina, guarda dall’interno di una tenda il campo allestito tra Moldova e Ucraina, vicino alla città di Palanca. Sono all’incirca 836mila i profughi che sono fuggiti dal conflitto in Ucraina, hanno reso noto oggi (2 marzo) le Nazioni Unite. Ieri, secondo quanto riportato da cotidianul.ro, sono stati 16mila i cittadini ucraini a varcare la frontiera romena (il 7% in meno rispetto al giorno precedente). Dall’inizio della crisi, seguendo i dati ufficiali pubblicati dal quotidiano, sono stati 105.452 i rifugiati a varcare la frontiera del paese balcanico. Molti lo hanno già lasciato per raggiungere i propri familiari sparsi in vari Paesi dell’Europa occidentale, ma molti altri sono rimasti, ricevendo la straordinaria solidarietà della popolazione romena che, soprattutto nelle città in prossimità delle frontiere, sta garantendo in tutti i modi assistenza. (Afp/Nikolay Doychinov)
Amnesty International è tornata a sottolineare come l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia sia «una evidente violazione della Carta delle Nazioni Unite» e costituisca «il crimine internazionale di aggressione». L’organizzazione per i diritti umani ha ricordato come gli stati siano chiamati a risolvere le dispute internazionali attraverso mezzi pacifici e in forme tali da non mettere in pericolo la pace, la sicurezza e la giustizia internazionali. Nella foto un bimbo all’interno di un autobus affronta il lungo viaggio che lo porta dall’Ucraina a Palanca, in Moldavia (Afp/Nikolay Doychinov)
Un dipendente dei servizi di emergenza rumeno protegge con una coperta un bambino proveniente dall’Ucraina, a Siret. In totale, più di mezzo milione di persone sono fuggite da quando Mosca ha lanciato un’invasione su vasta scala contro il governo di Kiev il 24 febbraio scorso (Afp/Daniel Mihailescu)
Un poliziotto rumeno aiuta una donna e la sua bambina scappate dall’Ucraina e giunte a Siret, uno dei principali posti di confine, sia stradale che ferroviario, della Romania con l’Ucraina (Afp/Daniel Mihailescu)
Un vigile del fuoco rumeno tiene tra le braccia un bambino rifugiato proveniente dall’Ucraina e arrivato a Siret (Afp/Daniel Mihailescu)
Una donna in lacrime in fuga dall’Ucraina devastata dalla guerra attende di attraversare il confine con la Polina (Getty Images/Sean Gallup)
«Portiamo nel cuore questo popolo!». È questo l’invito rivolto oggi all’udienza generale in Vaticano da Papa Francesco, nella giornata di inizio Quaresima, da lui scelta come Giornata di preghiera e di digiuno per la pace in Ucraina, giunta al settimo giorno di guerra. «La nostra preghiera e il digiuno saranno una supplica per la pace in Ucraina, ricordando che la pace nel mondo inizia sempre con la nostra conversione personale, alla sequela di Cristo», ha detto Francesco salutando i fedeli di lingua francese, subito dopo la catechesi in Aula Paolo VI dedicata alla longevità. Poi il Papa ha raccontato la storia dello speaker che ha introdotto il saluto, Marek Viktor Gongalo: «Questo frate francescano fa lo speaker adesso in polacco, ma lui è ucraino. E i suoi genitori sono in questo momento nei rifugi sotto terra per difendersi dalle bombe in un posto vicino a Kiev. E lui continua a fare il suo dovere qui con noi. Accompagnando lui, accompagniamo tutto il popolo ucraino che sta soffrendo per i bombardamenti. Portiamo nel cuore questo popolo! E grazie a te per il lavoro!» (Ap/Gregorio Borgia)
Prosegue poi, in tutto il mondo, la raccolta di beni di prima necessità per sostenere i cittadini in fuga dall’Ucraina. In questa foto, il lavoro dei volontari ad Haarlem, nei Paesi Bassi (Epa/Remko De Waal)
Un volontario prepara dei kit di spazzolini da denti e dentifrici da donare alla popolazione ucraina: siamo in una palestra a Rennes, in Francia (Afp/Damien Mayer)
Le etichette utilizzate per imballare i beni di prima necessità da inviare in Polonia per i rifugiati ucraini, al White Eagle Club di Londra. Più di 660mila rifugiati sono fuggiti dall’Ucraina per cercare rifugio nei Paesi vicini (Afp/Justin Tallis, foro del primo marzo)
Alcune delle scatole preparate per essere inviate alle persone in fuga dal conflitto in Ucraina: qui le scarpe raccolte, per adulti e bambini (Afp/Justin Tallis, foro del primo marzo)
Le scatole preparate con alcuni prodotti sanitari come gli assorbenti per le donne (Afp/Justin Tallis, foro del primo marzo)
Una donna lascia cadere una borsa piena di beni di prima necessità tra le pile di provviste raccolte da inviare in Polonia per i rifugiati ucraini: siamo al White Eagle Club, un centro sociale polacco, a Balham, a sud di Londra (Afp/Justin Tallis)
Numerose persone, compreso un sacerdote e una suora, arrivano con beni primari da donare e inviare in Polonia per i rifugiati ucraini, al White Eagle Club di Londra (Afp/Justin Tallis)
Il materiale umanitario caricato su alcuni camion nel centro logistico dell’esercito a Othmarsingen, in Svizzera (Epa/Michael Buholzer)
Un gruppo di rifugiati accolti presso una chiesa cattolica greca a Olsztyn, in Polonia (Epa/Tomasz Waszczuk)
Una donna anziana immortalata mentre mangia un piatto di zuppa in un campo allestito vicino al valico di frontiera slovacco-ucraino a Vysne Nemecke, nella Slovacchia orientale (Afp/Peter Lazar)
Alcuni rifugiati ucraini fanno la fila per presentare la domanda di permesso di soggiorno presso il quartier generale della polizia per stranieri a Praga (Afp/Michal Cizek)
Il mondo continua a tingersi di giallo e blu. Numerosi i Paesi che mostrano la propria solidarietà all’Ucraina illuminando monumenti iconici con i colori della sua bandiera: dal Colosseo di Roma alla Porta di Brandeburgo di Berlino, dal numero 10 di Downing Street a Londra – la sede del governo — alla Vijećnica di Sarajevo– sede del municipio. Qui uno scatto da Colmar, in Francia, con una copia della Statua della Libertà con una bandiera ucraina sulla spalla (Afp/Sebastien Bozon)
Una donna passa davanti a un cartellone pubblicitario dipinto con i colori della bandiera ucraina a Berlino (Afp/John Macdougall)
Anche la Torre di Pisa «scende in campo» per dire no alla guerra. Mercoledì 2 marzo, dalle 18.30 alle 22.30, l’Opera della Primaziale Pisana ha deciso di illuminare il campanile di piazza dei Miracoli con la scritta «Pace» per inviare al mondo il potente messaggio che questa parola porta con sé in questo difficile momento e in ogni altro della storia dell’uomo (Ansa/fabio Muzzi)
Un visitatore legge i messaggi pubblicati su una bacheca dai visitatori a sostegno dell’Ucraina, all’interno del padiglione ucraino, durante l’Expo 2020 di Dubai (Afp/Karim Sahib)