La Russia minaccia in modo più o meno velato di ricorrere alle armi nucleari. Cosa comporterebbe l'uso di armi atomiche in Ucraina per i Paesi circostanti e per la Svizzera?
Giurista diplomata, ha scritto come giornalista, tra gli altri, per NZZ, K-Tipp, Saldo, Plädoyer e Zürcher Oberlander.
Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato di aver messo in stato di allerta le forze di deterrenza del Paese, tra cui anche l'arsenale nucleare. In precedenza, il leader del Cremlino aveva già velatamente minacciato di ricorrere all’uso di armi atomiche.
L’Europa torna a essere tormentata da una preoccupazione che si credeva superata dalla fine della Guerra fredda.
La ministra della difesa svizzera Viola Amherd ha detto lunedì 28 febbraio che la popolazione non deve avere paura. "Stando alle nostre valutazioni un uso di tali armi è improbabile", ha affermato.
Anche Oliver Thränert, del Centro di studi sulla sicurezza del Politecnico di Zurigo, rassicura: "Penso che l'uso di armi nucleari sia improbabile al momento. Con questa minaccia, Putin intende dividere l'Occidente e mettere le popolazioni contro i loro governi. La gente ha paura delle armi nucleari. Per questo motivo la sua strategia potrebbe funzionare".
L'utilizzo effettivo di armi atomiche metterebbe lo stesso Putin sotto un'enorme pressione interna. Thränert è convinto che la popolazione russa non approverebbe.
Indipendentemente dalla concretezza della minaccia, quali sarebbero le conseguenze dell'uso di armi nucleari? La Russia ha un sofisticato arsenale e un'ampia varietà di armi atomiche che possono essere schierate via terra e via mare.
Il raggio d'azione di alcune testate arriva a Berlino, Parigi e perfino New York, mentre altre potrebbero essere usate localmente, ad esempio sul campo di battaglia in Ucraina. Si parla rispettivamente di armi nucleari strategiche e armi nucleari tattiche.
"Non tutte sono operative al momento, ma in totale la Russia possiede più di 6'000 armi atomiche", dice Thränert. Effetti simili a quelli di un incidente nucleare Secondo l'esperto di armi atomiche, l'uso di questi dispositivi bellici in Ucraina avrebbe ovviamente un impatto sull'Europa e la Svizzera, anche nel caso fossero utilizzate solo armi tattiche a corto raggio. La radioattività è trasportata dal vento e dalle nuvole.
Lo specialista di strategia militare svizzero Albert A. Stahel condivide questa valutazione: "Se Putin facesse uso di armi nucleari tattiche in Ucraina, subiremmo anche noi gli effetti della pioggia radioattiva, in che misura dipenderebbe dal vento e dal tipo di dispositivo".
La Catena della Solidarietà ha lanciato una campagna di raccolta fondi per aiutare ad affrontare la crisi umanitaria in Ucraina. Le donazioni possono essere fatte ora su www.catena-della-solidarieta.ch Link esterno o sul conto postale 10-15000-6 con riferimento "Crisi in Ucraina".
Nella prima fase, gli aiuti si concentreranno sull'accoglienza dei rifugiati nei Paesi vicini, soprattutto in Polonia. La Catena della Solidarietà collabora con Caritas, Croce Rossa Svizzera, HEKS/EPER, Helvetas, Medair, Medici senza frontiere e la Fondazione Terre des hommes. A seconda degli sviluppi, la Catena della Solidarietà intende estendere il suo sostegno a progetti di soccorso in Ucraina. Le donazioni sono utilizzate esclusivamente per gli aiuti umanitari.
La Catena della Solidarietà è una fondazione indipendente, ha le sue radici in un programma radiofonico della Svizzera francese ed è oggi considerata il braccio umanitario della SRG SSR, alla quale appartiene anche SWI swissinfo.ch.
A seconda dell'arma, gli effetti sarebbero simili a quelli di un incidente nucleare, precisa Thränert, ma più pesanti di quelli dell'incidente al reattore di Chernobyl. "Le armi tattiche di oggi hanno una potenza superiore alle bombe atomiche sganciate su Nagasaki e Hiroshima", spiega.
La Svizzera è nota per la sua "mentalità da bunker". A ogni abitante è garantito un posto in un rifugio e delle disposizioni governative sanciscono quali scorte i cittadini e le cittadine devono possedere.
Questo contenuto è stato pubblicato il 17 apr 2020 17 apr 2020 La Svizzera prevede delle misure in situazioni di crisi: in teoria, i cittadini sono obbligati a conservare delle scorte d'emergenza.
Per Stahel, tuttavia, la Svizzera è meno preparata rispetto a un tempo. "Eravamo ben protetti. Oggi, di questa protezione non è rimasto molto". I bunker dell'esercito sono ormai parte del passato e sono dati in affitto a delle società civili. La Svizzera ben difesa è storia.
Il Dipartimento della difesa (DDPS) ribatte: "Per quel che riguarda i rifugi, la Svizzera è ben attrezzata e c'è posto per tutta la popolazione". I Cantoni sono tenuti ad avere un piano di assegnazione e ad aggiornarlo regolarmente. "Tuttavia, questa assegnazione viene comunicata solo quando la situazione nell'ambito della sicurezza lo richiede. Attualmente, non è il caso".
La Centrale d'allarme nazionale gestisce una rete di controllo della radioattività. Sono 76 le sonde distribuite in tutta la Svizzera che trasmettono ogni 10 minuti, 24 ore su 24, i dati sul valore di radioattività misurato, spiega il DDPS. Se un valore soglia è superato, l'allarme scatta automaticamente.
Ci sono più di 7'000 sirene nella Confederazione per segnalare un eventuale pericolo. Se nuvole radioattive si avvicinassero, la popolazione verrebbe invitata a restare a casa, chiudere porte e finestre o a recarsi in un rifugio per qualche giorno. Le persone potrebbero inoltre essere sollecitate ad assumere pastiglie di iodio in modo che lo iodio radioattivo inalato non si depositi nella tiroide.
Ginevra, città internazionale per antonomasia, continua ad essere una calamita per nuove organizzazioni o iniziative di carattere globale.
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