Guerra Ucraina: tutte le armi uccidono, la gente muore. E' tempo di lavorare per la pace

2022-03-03 06:43:38 By : Mr. Jeff Xu

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Il centro di Kharkiv di nuovo bombardato Kiev (ANSA)

Siamo entrati in guerra? Non è tempo di partigianerie, non è tempo di schierarsi con la guerra. E’ tempo di lavorare per la pace. E’ tempo di far sentire la voce di chi pensa che l’invio di armi non sia la soluzione per porre fine ad una guerra. Le armi passano di mano in mano una volta che arrivano a destinazione e non sempre negli anni finiscono nelle mani di quelli che credavamo gli amici del momento. Basta pensare alla guerra in Afghanistan e alle armi americane mandate in gran quantità ai mujahiddeen che lottavano contro gli invasori sovietici e poi utilizzate per combattere una guerra civile e infine puntate contro gli stessi americani. Le armi uccidono sempre, perchè quella è la loro funzione. Non ce n’è altra. E l’eredità delle guerre è l’odio.

Un civile ucraino durante gli attacchi dei russi – ANSA

Schierarsi contro l’invio di armi all’Ucraina non significa essere a favore di Putin, non significa essere cerchiobottisti. Vuol dire credere nel valore della mediazione, della diplomazia, del ruolo degli organismi internazionali preposti a favorire un dialogo quando le nazioni si scontrano. Significa favorire le occasioni di dialogo e non di conflitto. C’è una rete di persone che oggi seguirà l’invito di Papa Francesco a iniziare la Quaresima pregando e digiunando con il pensiero alle migliaia di civili che stanno soffrendo stritolate tra i combattimenti di esercito russo e esercito ucraino. Veglie e preghiere non sono gesti da anime belle e ingenue da guardare con sorrisetti di compatimento, come è capitato anche a me di subire in questi giorni quando partecipando a dibattiti televisivi ho osato ricordare che serve una mediazione seria per un cessate il fuoco e mi sono detta contraria all’invio di armi a uno stato che sta combattendo contro un altro stato, anche se quest’ultimo si è reso colpevole di un’invasione.

Soldati russi al confine – ANSA

Stralunati commentatori con elmetto in testa, ospiti fissi di dibattiti televisivi, mi hanno risposto con la voce grossa e guardata con compatimento, sui social mi hanno accusata di essere una prezzolata dal Cremlino in alcuni casi, accusata di buonismo in altri. Sono buona in generale, ma non fessa, perchè i paesi devastati dalla guerra li ho visti con i miei occhi. Le armi lasciano solo macerie e tanto dolore nelle popolazioni lacerate da lutti e in fuga dalle proprie abitazioni. Succede sempre così a tutte le latitudini e con qualunque colore della pelle. Le armi uccidono, la gente muore.

“Kiev non è Kabul o un paesino delle stuppe russe” mi ha risposto piccato un giornalista abituale frequentatore dei palazzi della politica in un dibattito tv, come se le vittime di conflitti lontani valessero meno di quelle nel cuore dell’Europa, bionde bianche e con gli occhi azzurri. “Sono come noi, ecco perchè non possiamo guardare dall’altra parte. Potremmo essere noi” ha detto un altro. Attenzione, sono frasi razziste sulle quali dovremmo riflettere. Come dovremmo riflettere sull’esaltazione che facciamo di immagini violente che mostrano gli ucraini mentre preparano le molotov da lanciare contro i russi. La chiamiamo resistenza, ma in altri casi, quando avveniva in altri paesi, l’abbiamo chiamata terrorismo. Non ci si deve mai esaltare per la violenza. Non c’è una violenza buona e una cattiva.

I vigili del fuoco in azione per spegnere l’incendio nell’edificio della direzione principale della polizia nazionale Ucraina nella regione di Kharkiv, bombardato dall’esercito russo, 2 marzo 2022. ANSA/MINISTERO DIFESA UCRAINA

Non c’è dubbio che Putin è il cattivo in questa storia e questo deve essere chiaro, ma noi occidentali abbiamo fatto abbastanza per impedire che tutto questo avvenisse? Penso proprio di no. La Cina, unica vera novità in queste ore, si è offerta come mediatrice. C’è solo da sperare che riesca nel suo intento, perchè le trattative in corso tra russi e ucraini in Bielorussia con la mediazione del presidente Lukashenko amico stretto di Putin sono poco credibili. Neppure la Chiesa ortodossa, così divisa al suo interno, è riuscita a trovare una voce sola a favore della pace. Dobbiamo fare in modo che la guerra si fermi e le armi tacciano. “Putin pagherà un prezzo per avere invaso l’Ucraina” ha minacciato il presidente Biden nel suo discorso alla nazione che è stato uno spettacolo di ricompattamento degli schieramenti come aveva auspicato. “Ha fatto calcoli sbagliati, non pensava che il mondo avrebbe reagito, ma ha incontrato un muro di forza che non aveva immaginato. Ha incontrato il popolo ucraino” ha affermato Biden esaltando l’eroismo della resistenza ucraina nella speranza che il suo traballante gradimento risalga in vista del voto in autunno.

Si sprecano analisi sullo stato mentale di Putin e su un ipotetico sgretolamento del suo consenso. Non è chiaro quanto questo sia reale e quanto le sanzioni imposte alla Russia faranno da deterrente al suo espansionismo. In passato embargi e sanzioni non hanno funzionato molto bene. La diplomazia funziona. Una cosa appare certa. Quanto sta accadendo sta stravolgendo gli equilibri mondiali e niente sarà piu comunque come prima. La Russia è stata messa nell’angolo, bandita da manifestazioni internazionali e ferita economicamente. La diplomazia e la storia insegnano che bisogna sempre lasciare una via onorevole al nemico ferito, non serve umiliarlo se ci si vuole sedere ad un tavolo e trattare.

Intanto, oggi e nei prossimi giorni chi crede nel valore della preghiera e della non violenza faccia sentire la sua voce, perché se ancora non è chiaro agli italiani. Da ieri siamo entrati in guerra anche noi.

Tiziana Ferrario, milanese, giornalista per anni conduttrice e inviata di politica estera per la Rai. E' stata corrispondente da New York. Ha seguito guerre e crisi umanitarie. Per il suo lavoro sui conflitti in Afghanistan... [Leggi tutto]

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