Le Gallerie d’Italia in Piazza Scala a Milano, museo di Intesa Sanpaolo, presentano fino al 18 settembre 2022 la mostra I Marmi Torlonia. Collezionare Capolavori. The Torlonia Marbles. Collecting Masterpieces, a cura di Salvatore Settis e Carlo Gasparri: 96 marmi della Collezione Torlonia, la più importante raccolta privata di statuaria classica, in una grande esposizione che, con cinque nuove opere restaurate, inaugura il programma espositivo mondiale della Collezione.
Il nucleo dell’esposizione è quello già allestito a Roma ma totalmente rivisto nell’allestimento, molto raffinato e suggestivo, che è stato affidato all’architetto Lucia Anna Iovieno. Il percorso è accompagnato da un’illuminazione soffusa e scenografica ad un tempo, con luci che scendono radenti e valorizzano i particolari dei marmi. I pannelli di allestimento e didascalici in grigio antracite, creano un contorno di grande eleganza che valorizza molto l’opera, esaltandola e accompagnandola senza creare un contrasto eccessivo.
L’esposizione nasce da un accordo tra la Fondazione Torlonia e il Ministero della cultura – con la Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e la Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma – autentico esempio di collaborazione tra pubblico e privato nel segno della cultura. L’appuntamento di maggio 2022 è la prima tappa, dopo il successo dell’inaugurazione romana, di un tour presso importanti musei internazionali che si concluderà con l’individuazione di una sede espositiva permanente del nuovo Museo Torlonia; mentre, presso i Laboratori Torlonia di via della Lungara, proseguono i restauri delle sculture della Collezione.
Il progetto scientifico a cura di Salvatore Settis e Carlo Gasparri si rivela in un percorso espositivo che mantenendo il fil-rouge di una cronologia a ritroso sulla storia del collezionismo, mette in luce l’eccezionale rilevanza della storia del Museo Torlonia, fondato dal principe Alessandro Torlonia nel 1875. Sono almeno tre i livelli di lettura suggeriti per approcciare la mostra, dalla selezione di opere di altissimo profilo quali la Fanciulla da Vulci, di grande raffinatezza, testa realizzata tra il 50 e il 60 d.C. o, di tutt’altro genere, Il caprone del I secolo d.C. la cui testa è stata integrata da Gian Lorenzo Bernini; alla presenza di opere dell’antichità classica per palati più esigenti come alcuni fregi in mostra di spettacolare maestria; alla possibilità di ripercorrere il restauro del marmo e anche il valore che il marmo ha assunto nel corso della storia, dall’antichità fino alle collezioni europee degli ultimi tre secoli alle nostre spalle. Tra l’altro quella dei Torlonia è una collezione di collezioni, come una sorta di scatole cinesi, che ben si prestano a un linguaggio articolato.
La mostra è accompagnata da un imponente catalogo, con un progetto grafico davvero bello, originale, raffinato, che presenta il catalogo delle opere restaurate, edito da Electa, organizzatore e produttore della mostra mentre per l’identità grafica è stato coinvolto lo studio Sonnoli. L’immagine coordinata nasce dalla ricerca e approfondimento sui caratteri tipografici usati nel catalogo storico del Museo Torlonia per cui la T di Torlonia è diventata il logotipo guida di tutta la comunicazione diventando parte integrante della grafica e supporto per la galleria di sculture selezionate per la mostra. Le opere, – busti, rilievi, statue, sarcofagi ed elementi decorativi – più di 620 pezzi descritti nel catalogo del Museo Torlonia di sculture antiche (1884-85) curato da Carlo Ludovico Visconti, il primo integramente illustrato in fototipia, non presenta solo insigni esempi di scultura antica, ma testimoni di uno spaccato altamente rappresentativo della storia del collezionismo di antichità in Roma dal XV al XIX secolo. Collezione di collezioni, appunto, questa raccolta è l’esito di una lunga serie di acquisizioni e di alcuni significativi spostamenti di sculture fra le varie residenze della Famiglia fino alla realizzazione del Museo Torlonia rappresentando – gli inizi del collezionismo di antichità e il passaggio alle grandi collezioni patrizie – un processo culturale di fondamentale importanza in cui l’Italia e Roma hanno avuto un primato incontestabile.
Il percorso si apre con un ingresso spettacolare nella sala centrale sotto la cupola delle Gallerie d’Italia dove il maestoso sarcofago consolare dalla via Ardeatina accoglie i visitatori, con un gruppo di togati romani; qui anche il colossale Dace prigioniero simile agli esemplari del Foro di Traiano, accanto ai ritratti di Domiziano e di Antinoo, recentemente restaurati, parte della celebre galleria dei 122 busti della
Collezione. È questa la Sezione I: Evocazione del Museo Torlonia. Esso fu inaugurato dal Principe Alessandro, collocato a Roma in via della Lungara a Palazzo Corsini, dove le 620 sculture erano esposte in 77 sale. Celebre tra queste la vasta galleria sopra citata dei busti-ritratto: «un immenso tesoro di erudizione e d’arte» (P.E. Visconti). Nella tappa milanese la prima selezione è arricchita appunto dal Sarcofago Consolare con un gruppo di togati romani e due nuovi busti a completamento della galleria di volti già presenti nella mostra romana che disegnano una scena teatrale all’interno della quale il visitatore si immerge. Il primo catalogo fu curato da Pietro Ercole Visconti nipote di Carlo Ludovico stampato in varie versioni e mandato in dono ai principi di tutta Europa. Secondo un accordo del 2016 con il Ministero della Cultura e la Fondazione Torlonia sarà poi previsto un nuovo museo che dalla Seconda Guerra Mondiale è stato chiuso al pubblico. Ora la genesi della Collezione Torlonia si deve alla passione per il collezionismo di antichità della Famiglia Torlonia che trova il suo compimento nella Fondazione Torlonia istituita con lo scopo di preservare e promuovere “l’eredità culturale della Famiglia per l’umanità” da tramandare alle generazioni future. Grazie a un accordo sottoscritto con la Fondazione, e in virtù delle radici greco-romane del marchio, Bulgari ha contribuito come main sponsor al restauro delle opere già esposte nella Mostra Capitolina, che sono state riportate al loro originario splendore dopo uno scrupoloso lavoro di studio presso i Laboratori Torlonia. Il momento del restauro è infatti un momento di conoscenza in cui si getta nuova luce sulla storia delle opere.
La Sezione II: Scavi Torlonia (secolo XIX)
Il Principe Alessandro Torlonia non era solo un appassionato collezionista ma anche un promotore di scavi dai quali provengono alcune opere in mostra, sia dalle aree romane come la Caffarella o la Via Appia, le Ville dei Quintili, dei Sette Bassi e di Massenzio sia da altre zone quali la Sabina o la Tuscia, o ancora nell’area del Portus Augusti. In questa sezione, nella sede milanese, è ospitato il colossale Dace MT 412 che per ragioni di portata dato il peso non aveva potuto essere collocato a Villa Caffarelli, e che nelle imponenti sale di Gallerie d’Italia trova invece il giusto spazio per essere ammirato in tutta la sua grandiosità. Sublime in mostra il fregio risalente al V secolo a.C., proveniente dalle pendici dell’Acropoli di Atene, a Roma dal II secolo d.C. con la raffigurazione del Portus Augusti sul quale si vedono ancora tracce di policromia.
La Sezione III: Villa Albani e lo Studio Cavaceppi (secolo XVIII)
Molti dei marmi del Museo Torlonia vengono da due grandi nuclei del secolo XVIII, rispettivamente Villa Albani, voluta dal Cardinale Alessandro Albani (1692–1779) per ospitare
la sua collezione di sculture, acquistata dal Principe Alessandro Torlonia nel 1866 e ancora di proprietà della Famiglia (mentre solo alcuni marmi in particolare i ritratti e le sculture per fontane sono andati al Museo Torlonia); e i marmi dallo studio dello scultore Bartolomeo Cavaceppi (1716–1799), che testimoniano la sua attività di restauro e commercio di sculture antiche. Alla sua morte, Giovanni Torlonia comprò all’asta la maggior parte dei marmi del Cavaceppi, che questi aveva donato all’Accademia di San Luca, per salvarli dalla dispersione. In mostra una splendida installazione con il Nilo già nella collezione Barberini con vasca da fontana in granito grigio, due vasi alti su supporti e la grande tazza con le fatiche di Ercole. In quest’area anche un rilievo con tre figure del mito greco, rispettivamente Teseo, Eracle e Piritoo agli inferi.
La Sezione IV: La Collezione di Antichità di Vincenzo Giustiniani (secolo XVII), il cui palazzo è oggi la sede del Senato italiano.
Il marchese Vincenzo Giustiniani (1564–1637), raffinato collezionista oltre che conoscitore
dell’arte e scrittore di testi teorici – tra i quali uno su Caravaggio – promosse nel 1636–37 una sontuosa opera a stampa, la Galleria Giustiniana, con 330 incisioni riproducenti molte delle sue sculture antiche. Il nucleo più consistente delle antichità, acquistato dal Principe Giovanni Torlonia nel 1816; nel 1856–59 passò al figlio Alessandro, che lo destinò al Museo. Purtroppo il resto della collezione fu dispersa, contro la sua volontà.
La Sezione V: Le Collezioni di Antichità dei secoli XV–XVI presenta una selezione di sculture documentate in collezioni dei secoli XV e XVI, passate ai Torlonia come parte di più vaste acquisizioni (Albani, Giustiniani, Cavaceppi), o per acquisto diretto.
La Sezione VI narra l’Epilogo – Storia del restauro presentando sul tavolo con ripiano di porfido è posta una copia del sontuoso volume del Museo Torlonia (1884) con la riproduzione in fototipia di tutte le 620 sculture del Museo. Il percorso di mostra termina così con il capitolo dedicato al restauro dove l’Ercole composto da 112 pezzi, già esposto a Roma, dialoga con la scultura della Leda con il cigno: in entrambe le opere sono visibili diverse fasi dell’intervento di pulitura, per raccontare le sfide che deve affrontare il restauro contemporaneo. L’Ercole proviene tra l’altro dai frammenti di due statue diverse ed è un esempio emblematico di restauro integrativo.
a cura di Ilaria Guidantoni
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