Il sovrintendente Dominique Meyer ha presentato oggi la nuova stagione del Teatro alla Scala. Con lui, il sindaco di Milano Giuseppe Sala, il direttore musicale Riccardo Chailly e il direttore del balletto Manuel Legris. 14 opere per 90 recite, sempre più spazio al balletto, una grande attenzione al pubblico più giovane. L’ultimo punto serve anche a valorizzare la percentuale anagrafica degli spettatori: chi pensa che il teatro musicale sia faccenda per soli vecchi sappia che i due terzi del pubblico sono formati da under 50.
Il maestro Riccardo Chailly tornerà a inaugurare – è la nona volta – la stagione, il prossimo 7 dicembre, con ‘Boris Godunov’ di Musorgskij. Dirigerà poi quella ‘Lucia di Lammermoor’, protagonista Lisette Oropesa, che doveva aprire il cartellone due anni fa e che fu sospesa a pochi giorni dal debutto, causa Covid.
Come spiega Meyer, la presenza di titoli e artisti russi, a partire dal ‘Boris Godunov’ con il suo protagonista Ildar Abdrazakov, non ha certo un senso filo putiniano. Da una parte la scelta e preparazione di queste opere risale a ben prima della guerra. Dall’altra: “Io non sono per la caccia alle streghe, non sono per la cancellazione delle opere russe, non sono per nascondermi quando leggo Puškin”. E poi, ribadisce Chailly, ci sono opere dove è giusto utilizzare un cast “idoneo per cultura linguistica e appartenenza culturale”. Quando serve – come era avvenuto nel caso del maestro – il teatro prende posizione. Altrimenti, nessuna epurazione ingiustificata.
Nonostante le paure e restrizioni (non solo per la chiusura dei teatri: anche seguire un’opera per oltre 4 ore in mascherina non è sempre agevole), l’ultimo anno è andato molto bene. La Scala ha fatto spesso il tutto esaurito e adesso il riempimento è oltre l’80%. Così, per la nuova stagione il cartellone si riapre a titoli internazionali. Si canterà in tante lingue. Compreso il napoletano, con interpreti partenopei doc, della commedia barocca ‘Li zite ‘ngalera’.
La nuova stagione avrà anche alcune riprese eccellenti. Oltre al ‘Macbeth’ (ogni anno si rifarà la prima dell’annata precedente), si potranno rivedere ‘Le nozze di Figaro’ nell’indimenticabile versione di Giorgio Strehler. Una messinscena del 1981, molto amata dal pubblico, con le scene di Ezio Frigerio, scomparso qualche mese fa.
Il 2021-22 ha avuto anche, dice Meyer, “il record di sponsorizzazioni ed erogazioni liberali ricevute”. Con l’appoggio di alcuni affezionati. Prima fra tutte Intesa Sanpaolo, socio fondatore e sostenitore del teatro. La partnership riguarda soprattutto un aspetto cui la Scala tiene molto: il coinvolgimento dei più giovani, con una offerta di agevolazioni under 30, che si estenderà anche in parte agli under 35, perché – come osserva Meyer – gli stipendi non è che superati i 30 improvvisamente lievitino. Ai più piccoli è poi dedicato un cartellone ad hoc, con un ‘Piccolo principe’ inedito e short form, per evitare di annoiarli.
Al botteghino negli anni Covid la Scala ha perso dai 25 ai 28 milioni. E anche se è però riuscita comunque ad arrivare al pareggio di bilancio, il futuro annuncia anche per questo teatro tempi economicamente difficili. Per dare un’idea: quest’anno le bollette per l’energia del teatro passeranno da 2 a 4 milioni. Per ragioni di costi quindi, ma anche per una visione più generale di sostenibilità ambientale, già avviata da qualche tempo, la Scala si sta così riconvertendo, con un abbattimento annunciato del 52% di Co2. A esempio: sono state cambiate tutte le lampadine a incandescenza con equivalenti a led. E questo mantenendo lo stesso impatto estetico: la valorizzazione del passato guardando al futuro.
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