Prima Ora

2022-05-27 20:01:21 By : Mr. Silo xu

Buongiorno. «Spiragli di pace? No, non ne vedo ». Dopo aver parlato al telefono con Vladimir Putin, il premier Mario Draghi è stato netto. Al momento, il leader del Cremlino non ha alcuna intenzione di sedersi a un tavolo di negoziato con l’Ucraina. E uno dei motivi è, probabilmente, in quel che scrivono Andrea Marinelli e Guido Olimpio nel loro punto militare: «La resistenza ucraina sta affrontando enormi difficoltà nell’est . Dopo aver respinto l’invasore a nord e aver combattuto per quasi tre mesi nel sud, dove la città di Mariupol è diventata un simbolo di coraggio e tenacia, nel Donbass sta subendo l’avanzata dell’Armata russa e sembra aver perso slancio anche dal punto di vista del morale». Come confermano, dall’Ucraina, anche gli inviati del Corriere Marta Serafini e Francesco Battistini (anche se ieri il premier Volodymyr Zelensky ha ricevuto a Kiev la solidarietà della premier finlandese Sanna Marin, fresca di richiesta di adesione alla Nato e gli Usa sembrerebbero intenzionati a fornire a Kiev missili a lungo raggio ). Per il momento, bisogna allora accontentarsi di provare a strappare a Mosca almeno qualche concessione «umanitaria». Come quella sul grano bloccato nei depositi e nei porti ucraini, che è il motivo della telefonata di Draghi («L’ho chiamato perché c’è in gioco la vita di milioni di persone . La crisi alimentare che si sta avvicinando, e in alcuni Paesi africani è già presente, avrà proporzioni gigantesche e conseguenze umanitarie terribili »). Il premier italiano non vuole seminare false speranze — «non ho alcuna certezza, può anche finire tutto nel nulla», avverte — ma sui «corridoi alimentari» qualcosa potrebbe muoversi. Il Cremlino — scrive Marco Galluzzo — «metterebbe sul tavolo una condizione precisa, la volontà di “controllare le rotte” delle navi di grano e altre sementi, la volontà di “sapere in anticipo i porti di destinazione” e di avere una voce in capitolo». Un mezzo sì molto condizionato, dunque, ma pur sempre meglio di un no drastico (anche se una successiva nota di Mosca ha aggiunto tra i requisiti«la revoca delle sanzioni politicamente motivate dell’Occidente»). Il prossimo passo di Draghi sarà «sentire Zelensky per vedere se c’è volontà di procedere in questa direzione, se c’è disponibilità». Nel corso della telefonata, Putin avrebbe anche assicurato: «Non vogliamo creare problemi di forniture ai nostri partner sul gas». Più che di generosità, è probabile si tratti di calcolo, di fronte alla caccia continua dell’Italia a nuovi fornitori (ieri era in visita di Stato a Roma il presidente dell’Algeria, con al seguito il presidente dell’azienda energetica Sonatrach per siglare un’intesa con l’Eni). La politica italiana Qualche segnale di pace — o sarà solo di tregua? — c’è invece nella maggioranza di governo. L’accordo sulle concessioni balneari è stato trovato (si basa sul rinviare ai decreti applicativi della delega la definizione degli indennizzi per gli attuali concessionari che dovessero perdere le gare) e si rimette in moto anche il disegno di legge delega sulla riforma del fisco , fermo da mesi in commissione Finanze alla Camera. Il rasserenamento è confermato da Monica Guerzoni dopo la conferenza stampa del premier: «Le tensioni nella maggioranza si sono allentate, il governo non sembra più appeso alle bizze dei leader e Draghi, “molto soddisfatto” per l’accordo sulla concorrenza e l’intesa vicina sulla delega fiscale, scaccia le nuvole dal cielo di palazzo Chigi: “L’orizzonte si schiarisce sensibilmente”». Intanto, il periodico sondaggio di Nando Pagnoncelli sugli orientamenti di voto degli italiani segnala quanto segue: «le due forze politiche che si sono maggiormente distinte nelle critiche al governo, Lega e M5s, fanno segnare un arretramento di oltre un punto . Nella graduatoria dei partiti troviamo al primo posto Fratelli d’Italia e Pd, entrambi in crescita ed appaiati al 21% , seguiti dalla Lega che scende al 15,1% (-1,4%) e dal M5S che si attesta al 13,7% (-1,3%). Per entrambe le forze politiche si tratta del livello più basso registrato nell’intera legislatura. Al quinto posto si colloca Forza Italia con l’8,3%». La morte di De Mita È morto, a 94 anni, Ciriaco De Mita, ex segretario della Democrazia Cristiana e protagonista di una lunga stagione della politica italiana (memorabili i suoi scontri con l’alleato di governo ma rivale politico Bettino Craxi ). Nel suo ricordo, Massimo Franco scrive che «è stato l’ultimo leader scudocrociato a tentare l’estrema operazione di salvataggio di un partito-Stato schiacciato da quarant’anni al potere e da un’Italia e un mondo che cambiavano. Un esperimento ardito e controverso: il “rinnovamento” della Dc dopo il tragico 1978 e l’assassinio di Moro da parte delle Brigate rosse» (qui l’intervista che De Mita concesse a Tommaso Labate in occasione del suo novantesimo compleanno, nel 2018, nella quale disse: «Nel 1985 potevo fare il capo dello Stato, ma amo chiacchierare, e un presidente non può»). «Grande tristezza » è stata espressa anche dal capo dello Stato, Sergio Mattarella , che fu candidato per la prima volta al Parlamento nel 1983, quando De Mita era segretario dc. Mattarella ne ha ricordato, in particolare, «l’attenzione per il rinnovamento e l’adeguamento delle nostre istituzioni» e «l’impegno incessante per un meridionalismo intelligente e modernizzatore». La strage nella scuola texana Il possibile ritardo nell’intervento della polizia è il nuovo fronte polemico sulla strage nella scuola elementare di Uvalde, in Texas (ieri è morto d’infarto il marito di una delle due maestre uccise). Quello principale resta, però, la facilità con la quale si possono comprare armi da guerra negli Usa. A Matteo Persivale, lo scrittore texano Lawrence Wright dice che il problema è la cultura che è stata creata attorno ai fucili : «I nostri leader repubblicani in Texas e ovunque sono così legati all’idea di libertà individuale che se ne infischiano della coesione civica , del fatto che bisogna agire insieme per prevenire la violenza o fermare la diffusione di un contagio. La loro tesi è che siano tutte violazioni delle libertà della persona, il risultato è che indeboliscono la società proprio quando deve affrontare i problemi più seri». A indignare sono anche le fake news oltraggiose che, come dopo altre stragi, hanno iniziato a circolare in Rete (ne parla anche Barbara Stefanelli nell’episodio di oggi del podcast Corriere Daily, che potete ascoltare qui, mentre Federico Rampini spiega come gli Usa vivono il continuo ritorno, sempre uguale a se stesso, delle uccisioni di massa). Altre notizie importanti • Le squadre speciali della polizia turca hanno arrestato il neoleader di Isis , Abu al-Hassan al-Qurayshi, nella regione di Istanbul, mentre si riaccende la tensione nella zona autonoma curda in Siria nel timore che il presidente Recep Tayyip Erdogan ordini una nuova operazione militare. Non sarebbe la prima volta che la repressione turca verso ciò che resta del Califfato si associa a un ritorno dell’eterno braccio di ferro turco-curdo. La notizia dell’arresto di è stata diffusa ieri in mattinata dall’emittente turca OdaTv e poi rilanciata da Bloomberg : il capo dell’Isis sarebbe stato catturato a casa sua, senza sparare un colpo . Ci si attende che l’annuncio ufficiale venga dato nelle prossime ore da Erdogan in persona. • «Ma come si fa ad accendere un fuoco quando soffia il vento di scirocco? E come fa a non saperlo chi sta girando una fiction proprio sulla Protezione civile?» scrive Alfio Sciacca. Stromboli da sempre è un set naturale per grandi registi, da Roberto Rossellini a Nanni Moretti, ma questa volta è solo la protagonista di un disastro. «Sull’isola non c’è più un filo d’erba — dice il sindaco di Lipari Marco Giorgianni — è un miracolo che non ci siano vittime». In fumo oltre sei ettari di macchia mediterranea. «Parliamo di circa il 50% dell’aria a verde dell’isola» stima la Protezione civile regionale. E il fuoco sarebbe partito dal set della fiction con Ambra Angiolini che la Rai sta girando . • Karima El Marough , alias «Ruby rubacuori», protagonista delle «cene eleganti» nella villa di Arcore di Silvio Berlusconi, dopo la requisitoria del pm Luca Gaglio al processo Ruby Ter si dice «molto turbata dalla descrizione che ancora una volta viene fatta della mia persona, da parte di chi non mi ha mai neppure conosciuta. La mia vita è stata stravolta e io stritolata da un sistema molto più grande di me ». • Dopo Mirto Milani, fidanzato di una delle ragazze, anche Silvia e Paola Zani hanno confessato dal carcere di aver ucciso, assieme a lui, la loro madre, Laura Ziliani, ex vigilessa di Temù (Brescia), sparita nel maggio di un anno fa e trovata morta tre mesi più tardi. I tre avrebbero ucciso per mettere mano sul patrimonio di Laura, vedova dal 2012, quando il marito, insegnante di Edolo, fu travolto da una slavina in Val d’Avio. Da leggere e seguire Oggi in edicola e edizione digitale un nuovo numero di 7, il settimanale del Corriere. Il Sud è protagonista con un’intervista di Dario Di Vico a Luisa Ranieri . L’attrice ragiona su Napoli, sua città natale, e Bari, dove sta girando la seconda stagione della fiction Rai Le indagini di Lolita Lobosco . A seguire un dialogo di Micol Sarfatti con gli scrittori Stefania Auci , siciliana e autrice della saga bestseller I leoni di Sicilia , e Mario Desiati , pugliese, in corsa per il Premio Strega con Spatriati . I due autori raccontano come è cambiata la narrativa del Meridione. Nicola Saldutti fa un punto economico della crescita del Sud con 5 esempi virtuosi e una sfida. All’interno del magazine una lettera di Brunello Cucinelli in ricordo del padre e un’intervista di Francesca Pini a Beeple, artista digitale, battuto all’asta per 69,3 milioni di dollari. Come sempre ci sono le rubriche delle grandi firme, Lilli Gruber, Massimo Gramellini, Mauro Bonazzi, Giuseppe Antonelli e i consigli degli esperti del Corriere per il tempo libero. Più uno speciale viaggi con le mete più belle dell’estate 2022. Dopo due anni in streaming causa pandemia, torna in presenza a Milano, da oggi a domenica, «Cibo a regola d’arte » l’evento del Corriere dedicato quest’anno agli eroi della gastronomia. Alla Fabbrica del Vapore di Milano, ospiti internazionali e degustazioni. Si apre con il ministro delle Politiche agricole Patuanelli sul «cibo democratico». Il programma completo lo trovate qui. Grazie per aver letto Prima Ora e buon venerdì Qui sotto trovate alcuni approfondimenti (e la Cinebussola di Paolo Baldini) (Questa newsletter è stata chiusa alle 3. In sottofondo, i Trii per pianoforte op. 99 e 100 di Franz Schubert, eseguiti dal Trio Wanderer )

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Se appare difficile vincere la guerra, sostenendo la resistenza dell’Ucraina fino ad una soluzione giusta che consenta di fare tacere finalmente le armi, ancora più complicato sembra oggi costruire il futuro. Quando la pace arriverà e se arriverà, visto che le prospettive del dialogo non sono buone (nonostante gli sforzi di chi, come il presidente del Consiglio Mario Draghi, tenta di aprire un canale con Putin) e che quanto avviene sul campo non invita all’ottimismo. Non è però presto per parlarne. Sta prendendo forma un altro aspetto del conflitto in cui andranno portati a compimento quei processi di cambiamento che stanno rivoluzionando la mappa della politica mondiale . Non è certo poco. I nemici di adesso sono gli stessi di domani: la volontà di dominio, la propaganda, le idee sbagliate. Ma anche la stanchezza e l’assuefazione. Venendo all’indignazione che suscitano le immagini di Bucha e Mariupol, bisognerà assicurarsi che la Russia non sia più in grado di scegliere l’aggressione. Lo si può fare ricostruendo su basi diverse gli assetti di sicurezza e percorrendo il cammino indicato dall’adesione, profondamente evolutiva, di Finlandia e Svezia a una Nato che non è più solo un’alleanza militare. Questo deve essere il primo traguardo. Ma la posta in gioco appare più alta. Se è vero che l’Ucraina è il punto finale dello scontro tra democrazia e autocrazia , l’obbligo per il fronte riconosciutosi nei valori condivisi è continuare a difenderli. E, perché no, a farli trionfare. Il conflitto ucraino non riflette una contrapposizione tra ricchi e poveri del mondo, contrariamente a quanto sembrano credere i nostalgici di un terzomondismo che tra l’altro non esiste più. I Paesi che si sono rifiutati di condannare o hanno preferito non condannare l’invasione (o quelli che sono molto prudenti, come l’Arabia Saudita) lo hanno fatto per ragioni di interesse , motivate generalmente da rapporti economici con Mosca o da contingenti calcoli geopolitici. Si è parlato, come ha fatto per esempio Le Monde diplomatique, di «una nuova forma di non allineamento». Ma l’assenza di pregiudiziali ideologiche che possano anche pretestuosamente cementare questo schieramento lo rende sostanzialmente debole rispetto alla forza potenziale dell’avversario. Usiamola, questa forza. Al di là delle iperboli, Europa e Stati Uniti stanno riaffermando il primato della convivenza nei rapporti internazionali ma cercano anche di rendere il mondo meno dipendente dai regimi non democratici . (Qui il seguito dell’editoriale)

Olaf Scholz non cerca gli effetti speciali che spesso sono il solo prodotto visibile della vanità dei politici. Non sorride in modo vacuo. Non legge i suoi discorsi da uno schermo trasparente, ma da un fascicolo di fogli senza vergognarsi per questo. È un uomo di sostanza, il cancelliere tedesco, ed è la sua forza. Ma se c’è qualcosa di rivelatorio nel discorso che ha pronunciato ieri a Davos non è in ciò che ha detto, ma in ciò di cui non ha parlato. Perché non ha parlato di Europa . Ha ricordato l’investimento di 100 miliardi di euro nell’esercito in Germania, ma non ha speso una parola per la difesa europea . Ha detto che non bisogna lasciare che Vladimir Putin prevalga in Ucraina, ma non ha espresso l’auspicio che perda. Si è espresso per una pace negoziata, senza dire se essa deve congelare l’attuale status quo o gli ucraini abbiano diritto di decidere ciò che per loro è accettabile. Il cancelliere ha ricordato che la Germania aiuta l’Ucraina «anche con armi pesanti» (quasi a rispondere alle critiche di Kiev), ma ha rimosso il problema delle sanzioni. Non ha fatto un cenno alle centinaia di miliardi di euro che la Germania e l’Unione europea continuano a pagare oggi alla Russia per l’energia . Sono i fondi che permettono al Cremlino di non essere travolto dall’iperinflazione, perché senza quelli non gli resterebbe che far stampare rubli senza fine. Ma Scholz ha ignorato il problema, limitandosi a ripetere vaghi impegni su un futuro indefinito. In sostanza ha parlato (legittimamente) di Germania, non di Europa. Ha condannato l’aggressione di Putin, ma non ha avuto una sfumatura di calore umano per gli ucraini . Ha lasciato anche capire la sua riluttanza a riconoscere lo status di «candidato» all’Unione per il Paese perché — ha detto — altri governi nei Balcani aspettano da prima. Né ha speso un pensiero sulle proposte di Mario Draghi e Emmanuel Macron per un’Europa che ha bisogno di strutturarsi meglio . In confronto sembrava una visionaria Angela Merkel, che ha permesso di legare fisicamente — tramite Nord Stream — il suo Paese alla Russia di Putin.

Un mini-Commonwealth a trazione britannica, alternativo all’Unione europea , che con l’Ucraina comprenda la Polonia, le tre Repubbliche baltiche e in futuro chissà anche la Turchia. Londra ci riprova. Il progetto di Boris Johnson anticipato da Federico Fubini sul Corriere del 26 maggio richiama alla memoria il laboratorio dell’Efta, l’Associazione europea di libero scambio fondata nel 1960 con la quale il Regno Unito sperava di controbilanciare l’appena nata Comunità economica europea (il Trattato di Roma era in vigore da appena due anni). Entrarono Austria, Danimarca, Portogallo, Svezia e gli unici due Stati di quel gruppo originario che ne fanno ancora parte poiché restano fuori dalla Ue: Svizzera e Norvegia. La Gran Bretagna sarebbe uscita il 31 dicembre 1972, per entrare dal primo gennaio 1973 nell’Europa unita e uscire poi anche da lì nel 2020 con la Brexit. L’Efta era un format di integrazione commerciale con obiettivi più circoscritti rispetto al piano politico e militare del premier britannico. Diventata un tavolo a 4, è stata marginalizzata dalla forza propulsiva del progetto europeo in ascesa. Gli inglesi anche allora puntavano a disturbare il continente contrastando alleanze e consolidando il proprio ruolo di contro-potenza , sostenuto dal pur declinante status imperiale. Oggi come allora sfidano i tedeschi, accusati di frenare su sanzioni e armi. Ma fanno pressione su un’Unione convalescente , risollevatasi dalla crisi del debito sovrano, abbattuta dalla pandemia e stordita dalla guerra. Cercano una breccia tra Paesi che si sentono più tutelati dagli Usa che dalla Ue, offrono l’ombrello nucleare a Svezia e Finlandia. Il Regno Unito patria delle libertà civili cavalca il malcontento della Polonia osservato speciale a Bruxelles proprio sul tema diritti, la solitudine dei baltici con i loro allarmi anti-russi inascoltati fino al 24 febbraio, i primi segnali di delusione da Kiev per le divisioni tra alleati e per lo spostamento in avanti della prospettiva di ingresso nell’Unione — e a chiarire, con necessario realismo, che i tempi saranno lunghi è stata proprio Parigi, altra rivale storica. Il presidente francese Emmanuel Macron propone un’Europa che approfondisca l’integrazione, anche attraverso le modifiche ai Trattati prefigurate dal premier Mario Draghi , e che al tempo stesso ammetta in una comunità politica più larga i Paesi non ancora pronti alla piena adesione, come l’Ucraina. L’Europa che l’asse russo-cinese colloca in un Occidente in caduta libera ha però un vantaggio: sa di dover cambiare. E l’idea di dover competere con una mini-Ue del Nord potrebbe finire per ridarle slancio .

La minaccia del default accerchia la Russia . Sul fronte della finanza e su quello dei conti pubblici, è sempre più vicina la possibilità che il debito non venga rimborsato secondo le condizioni contrattuali. Nel primo caso è la Credit Bank of Moscow (Mbk) , controllata dall’oligarca russo Roman Avdeev, a lottare contro il tempo per evitare il default sul pagamento di una cedola maturata lo scorso 10 maggio. «La capacità della banca di fare pagamenti» attraverso «i consueti canali è ancora limitata dalle restrizioni sul congelamento degli asset imposte a Mkb dall’Ufficio sull’implementazione delle sanzioni della Gran Bretagna», ha scritto in una nota l’istituto moscovita, una delle maggiori banche private del Paese. «Sebbene la banca abbia fatto richiesta» a Londra per una «licenza» che «consenta questi pagamenti, non ci sono garanzie che tale licenza venga accordata a breve. Perciò Mkb sta valutando alternative concrete per facilitare il pagamento della cedola a tutti gli investitori dei suoi eurobond». Sul fronte della finanza pubblica, la Russia dovrebbe rimborsare circa 100 milioni di dollari di debito estero in scadenza proprio oggi. Ma il Paese si avvia verso il default tecnico dopo che il Tesoro Usa non ha rinnovato la licenza speciale che, nella cornice delle sanzioni occidentali, aveva permesso a Mosca di continuare a pagare a scadenza le proprie obbligazioni in mano a investitori americani, tramite banche statunitensi. «I prossimi trimestri non saranno facili. Mentre l’economia si sta adattando, sarà dura per imprese e cittadini», ha detto la governatrice della banca centrale Elvira Nabiullina — ha riferito l’agenzia Tass. Mosca prevede che nel 2022 il Pil calerà tra l’8% e il 10%. È l’effetto della guerra, a cui sono seguite le sanzioni e la fuga delle imprese. Intanto la Banca centrale russa ha tagliato i tassi di interesse dal 14% all’11% e si prepara a ulteriori sforbiciate. Sul mercato dei cambi il rublo, che due giorni fa aveva toccato un massimo di 55 sul dollaro (55 rubli per un biglietto verde), protetto dalle misure di controllo dei capitali messe in campo dal governo russo e dalla sua banca centrale, ha ora iniziato una fase di correzione: la valuta è arrivata a perdere l’8% sul dollaro , scivolando quasi a quota 65. Le pesanti notizie del possibile default e della recessione si accompagnano, però, a altre variabili meno negative: i tassi che scendono, il rublo che comunque «tiene» e l’inflazione alta ma in frenata . «Le pressioni inflazionistiche — secondo la Banca di Russia — si allentano sulla scia del tasso di cambio del rublo e del rilevante declino delle aspettative di inflazione di famiglie e imprese». Le ultime rilevazioni segnano una frenata dei prezzi, dal 17,8% al 17,5%. Sempre alto, ma in (lieve) calo. La Banca centrale russa «mantiene» dunque «aperta la prospettiva di una nuova riduzione dei tassi nelle prossime riunioni», con gli analisti che, dopo tre tagli del 3% — seguiti alle precedenti impennate — si attendono un approccio più graduale.

Nei suoi colloqui privati Joe Biden si mostra preoccupato: entrando alla Casa Bianca, un anno e mezzo fa, disse di essere un medico venuto a curare le ferite di una democrazia malata. Da allora ha colto alcuni risultati al di fuori degli Stati Uniti, tenendo insieme una coalizione occidentale che rischiava di andare in frantumi, ridando vigore alla Nato e fiducia alle democrazie europee. Ma non è riuscito a fare altrettanto in patria: l’America è sempre più polarizzata, divisa su quasi tutto . Fa eccezione il sostegno all’Ucraina attaccata dalla Russia: su questo fin qui Biden ha avuto anche l’appoggio della destra in Congresso, come nel recente caso del varo di massicci interventi per Kiev. Ma proprio quel voto e le manovre che si sono svolte dietro le quinte fanno temere che in futuro qualcosa possa cambiare . E che Putin possa essere tentato di prolungare lo sforzo bellico non solo per tentare di conquistare nuovi territori nel sud est dell’Ucraina, ma anche nella speranza che lo scorrere del tempo gli porti un’America meno determinata a sostenere Zelensky : anche prima delle presidenziali del 2024 e del possibile ritorno di Trump alla Casa Bianca. L’opposizione al pacchetto di aiuti militari e umanitari è stata proclamata ad alta voce dai trumpiani e dagli isolazionisti come Rand Paul . Ma dietro le quinte pressioni su tutti i repubblicani vengono esercitate dal gruppo Koch Industries, grande finanziatore del partito, e anche da think tank conservatori come il Cato Institute e, in parte, la Heritage Foundation. Il piano per l’Ucraina è passato senza grandi problemi perché la vecchia guardia del Grand Old Party ha tenuto duro: il leader dei senatori, Mitch McConnell, ha evitato di suscitare accesi dibattiti, ma è andato a Kiev e ha marcato stretto i suoi parlamentari riuscendo a limitare le defezioni a 11 senatori su 50. Ma non è stato facile e gli oppositori degli aiuti all’Ucraina considerano il voto sul pacchetto da 40 miliardi come la prova generale di un’opposizione più vasta all’allargamento della Nato che si manifesterà al momento del voto per l’adesione di Finlandia e Svezia. Se, com’è probabile, a novembre i repubblicani riprenderanno il controllo di Camera e Senato, la pressione dei trumpiani sugli altri parlamentari repubblicani si farà molto più intensa: Biden rischia di ritrovarsi in difficoltà anche sull’Ucraina .

«Se la fonte è amara, lo è anche il fiume», scriveva Lorenzo Valla nel 1440, nel discorso con il quale confutava la cosiddetta «Donazione di Costantino» dichiarando così la filologia — e con essa la capacità di saper leggere oltre la superficie del contenuto letterale testi dimenticati o passivamente accettati da secoli — come strumento privilegiato della critica umanistica. Ma la sua non era la fredda applicazione di una tecnica rigorosa : l’analisi del testo si univa alla capacità di lettura storica, all’erudizione filosofica, al fervore spirituale. La conoscenza e la competenza dell’umanista, frutto del positivo lavoro fra discipline diverse e disparate, erano a favore dell’essere umano: la sua capacità di decrittare un codice complesso equivaleva allo smontare pezzo per pezzo un pericoloso strumento di potere, appunto la «fonte amara», dalla quale non poteva che discendere un altrettanto corrotto ordine delle cose. Un altro grande umanista, Pico della Mirandola, indicava nella dignità la qualità centrale dell’essere umano , quella su cui «puntare» diremmo oggi, per guardare alla nostra esistenza come processo di maturazione, non di stagnazione o addirittura di regressione. Lo scorso febbraio, in occasione del suo insediamento, il presidente Sergio Mattarella insisteva proprio sulla parola dignità, pietra angolare del nostro impegno come capacità di opporsi a violenza e disuguaglianza. Dignità come antidoto per andare incontro agli esclusi, a chi viene collocato ai margini, in fondo alla fila, senza riconoscimento: le persone con disabilità, i migranti, le ragazze e i ragazzi cui è negato il diritto all’educazione e alla formazione, donne e uomini tragicamente colpiti dal terribile conflitto ucraino. Tornano in mente le «periferie» umane che papa Francesco ammoniva a riconoscere non soltanto nell’umanità relegata ai margini. (Qui l’intervento completo)

Una volta Scott Fitzgerald, che era ossessionato dai ricchi, chiese a Hemingway: «Non trovi siano diversi da noi?». Hemingway gli rispose: «Sì, hanno più soldi» e la cosa per lui finì lì. Ma quelli come Fitzgerald sono la maggioranza e nella ricchezza esagerata intravedono un segno della grazia divina . In Italia il modello di riferimento è stato a lungo Gianni Agnelli, che alla vita da gaudente abbinava l’identificazione con una fabbrica di automobili. Poi arrivò un altro gaudente, Silvio Berlusconi, ma anche lui associato alla produzione di beni: l’edilizia e le televisioni. Con Gianluca Vacchi il paradigma è saltato. Vacchi non è un imprenditore che passa dieci ore al giorno in azienda e nei palazzi del potere. Vacchi è un azionista che vive di rendita, facendo soldi coi soldi. La parte ludica della vita, che per Berlusconi e Agnelli (dopo i 40 anni) era un premio o un intervallo, per lui coincide con la vita stessa. Leggendo la formidabile intervista di Candida Morvillo sul Corriere di ieri si viene travolti dalla sua agenda quotidiana di ilare fancazzismo , in un susseguirsi di partite a padel e sedute di crioterapia inframmezzate da balletti su TikTok. Non c’è senso di colpa, né desiderio di espiare appioppandoci il titolo di qualche libro o campagna sociale. Fare soldi senza faticare e godersi la vita esibendola sui social a milioni di sguardi estasiati: Vacchi è l’ultima autobiografia di una Nazione di ex produttori che ambiscono a vivere di rendita (finché si può).

Sono tre i film della settimana: «Top Gun - Maverick», «Nostalgia» di Mario Martone, unico film italiano in gara a Cannes, e «Alcarras - L’ultimo raccolto» di Carla Simon, Orso d’oro a Berlino 2022.

«Top Gun - Maverick» di Joseph Kosinski è il sequel del film del 1986 di Tony Scott che consolidò la fama di divo-bambino di Tom Cruise, oggi 59 anni, accompagnato da Kelly McGillis e Meg Ryan . Maverick diventa istruttore, ritrova la ex Jennifer Connelly e il vecchio amico Iceman (Val Kilmer ) oltre a una squadra di giovani piloti spericolati quanto lui. Voto: +++ su 5 (nelle sale ).

«Nostalgia» di Mario Martone riprende il romanzo omonimo di Ermanno Rea e racconta il ritorno a casa, a Napoli, di Felice Lasco (Pierfrancesco Favino ), quarant’anni prima scugnizzo in motocicletta tra i vicoli poi emigrato per lavoro a Beirut, in Sudafrica e al Cairo. Napoli mater dolorosa e un segreto custodito per quarant’anni . Voto: +++ 1/2 su 5 (nelle sale ).

«Alcarras - L’ultimo raccolto» di Carla Simon segue l’ultima estate felice dei Solè, conduttori di un frutteto ad Alcarras, in Catalogna, costretti a lasciare il podere e la loro casa perché i proprietari sono decisi a spianare l’area e a vendere a un’azienda che installerà pannelli solari. La lenta agonia di un piccolo mondo antico. Voto; ++++ su 5 (nelle sale ).

«Bob’s Burgers - Il Film» di Loren Bouchard e Bernard Derriman è un cartoon satirico che nasce dalla celebre serie tv creata nel 2011 da Bouchard per la Fox, rivale dei Simpson e del Griffin. Protagonisti i componenti della famiglia Belcher : Bob e Linda, titolari di un ristorante fast-food e i loro figli Tina, Gene e Louise. Voto: +++ su 5 (nelle sale ).

«Lettera a Franco» di Alejandro Amenabar ripercorre la nascita, a Salamanca, della guerra civile spagnola e l’ascesa del generale Francisco Franco attraverso le riflessioni dello scrittore e cattedratico Miguel de Unamuno (Karra Elejade) , prima possibilista di fronte ai militari e poi, quando i suoi discepoli vengono arrestati, teorico dell’antifascismo. Voto: +++ 1/2 su 5 (nelle sale ).

«La donna per me» di Marco Martani è una commedia romantica sul difficile matrimonio tra l’architetto Andrea (Andrea Arcangeli) e la grafica Laura (Alessandra Mastronardi) . Alla vigilia delle nozze, lui è assalito dai dubbi e s’inventa una dimensione parallela in cui tenta di verificare se davvero Laura è l’anima gemella. Voto: ++ 1/2 su 5 (su Sky Cinema e Now ).

«La ragazza di Stillwater» di Tom McCarthy è un thriller psicologico ambientato tra Stillwater, in Oklahoma, e la Francia, dove è detenuta la figlia ribelle dell’operaio specializzato Bill Baker (Matt Damon ). La ragazza è accusata di essere l’assassina della coinquilina con cui aveva una relazione. Bill tenta di riaprire il caso e salvarla. Voto: +++ su 5 (su Amazon Prime Video, Infinity, Chili, TimVision, Rakuten Tv, Google Play, Microsoft Store, iTunes, dal 30 maggio su Sky Cinema e Now ).

«Il lupo e il leone» di Gilles de Maistre racconta la strana amicizia nel Canada selvaggio tra un leoncino e un lupacchiotto , prima difficile e poi tenerissima. Il sequel di «Mia e il leone bianco» con panorami mozzafiato e un messaggio eco-pacifista. Voto: +++ su 5 (su Sky Primafila, Amazon Prime Video, Infinity, Chili, TimVision, Rakuten Tv, Google Play, Microsoft Store, iTunes ).

«Licorice Pizza» di Paul Thomas Anderson desrive la strana love story tra Gary, 15 anni, aspirante showman e poi imprenditore ramo materassi ad acqua e flipper, e Alana, 25, assistente fotografo. Lui è Cooper Hoffman, figlio di Philip Seymor Hoffman, stroncato nel 2014 da un’overdose. Lei Alana Haim, una delle sorelle della superband delle Haim. Voto: +++ 1/2 su 5 (su Amazon Prime Video, Chili, TimVision, Rakuten Tv, Google Play, Microsoft Store ).

«Ariaferma» di Leonardo Di Costanzo parla di un carcere da dismettere, di un intoppo burocratico che ne tiene aperta un’ala e di 12 detenuti che pendono dalle labbra del boss Silvio Orlando chiamati a convivere con un pugno di guardie carcerarie guidate dall’ispettore Toni Servillo . Voto: +++ 1/2 su 5 (su Sky Cinema e Now, Amazon Prime Video, Infinity, Chili, TimVision, Rakuten Tv, Google Play, iTunes, MioCinema ).

Il Punto torna alle 13 con America-Cina e, dopo le 20, con la Rassegna. A domani con Prima Ora