ROVIGO – I Carabinieri di Rovigo hanno brillantemente risolto un caso che aveva fatto scalpore su tutto il territorio nazionale. Il 71enne Shefki Kurti, l’albanese residente a Badia Polesine, è stato ucciso e fatto a pezzi, un delitto efferato e crudele. A fine luglio i resti dell’uomo sono stati ritrovati lungo l’Adigetto.
Le indagini dei Carabinieri del comando provinciale di Rovigo, coordinati dalla Procura, sono ad una svolta. Arrestata la moglie del 71enne, secondo l’accusa è lei ad aver ucciso, sezionato, e buttato nell’Adigetto i pezzi dell’uomo.
Lunedì 29 agosto, i dettagli sono stati illustrati in una conferenza stampa alla presenza del Procuratore capo presso il Tribunale di Rovigo (facente funzione, ndr) Sabrina Duò, il sostituto procuratore titolare dell’inchiesta Maria Giulia Rizzo, il tenente colonnello Umberto Carpin comandante del reparto operativo, il tenente colonnello Marco Passarelli, comandante della Scientifica dell’Arma, ed il maggiore Giovanni Truglio, comandante della compagnia di Rovigo.
La cronaca. La mattinata di giovedì 28 luglio a Villanova del Ghebbo, lungo via Casaria in direzione di Costa di Rovigo, nei pressi di una chiusa sul fiume Adigetto, adibita alla raccolta dei rifiuti trasportati dalla corrente, è stata ritrovata la prima gamba. (LEGGI ARTICOLO)
Successivamente è stato richiesto l’intervento dei Vigili del fuoco, per effettuare delle ricerche su altri eventuali resti umani. Erano all’interno di sacchi usati per la spazzatura. (LEGGI ARTICOLO)
I Pompieri hanno perlustrato a lungo la zona e l’Adigetto, fino a Lendinara e Badia Polesine, nel stesso pomeriggio è stata trovata la testa ed il tronco, sotto un ponte, poi le braccia dell’uomo (LEGGI ARTICOLO).
Domenica 31 luglio l’ultimo macabro ritrovamento della gamba mancante a Villanova del Ghebbo (LEGGI ARTICOLO).Solo il 2 agosto è stata accertata l’identità della vittima.
Nella casa di via Ghirardini a Badia Polesine, doveva abitava Shefki Kurti con la moglie Nadir, dopo una prima ispezione del reparto della Scientifica dei Carabinieri, ed il conseguente sequestro dell’immobile, lunedì 8 agosto sono arrivati anche i Ris di Parma. L’eccellenza dell’Arma dei Carabinieri dispone di sofisticate apparecchiature, ed evidentemente qualcosa è stato trovato. (LEGGI ARTICOLO).
Qui la svolta decisiva, sono state trovate tracce ematiche compatibili con una scena del crimine, la 68enne consorte della vittima ha confessato, indicando anche dove era stata gettata l’arma del delitto.
Nei giorni scorsi nuove ricerche lungo l’Adigetto dei sommozzatori dei Vigili del fuoco, il punto interessato era poco distante dall’abitazione della vittima. (LEGGI ARTICOLO). Un’ascia e tre coltelli (uno di questi comunemente usato per tagliare il pane). La Procura ha chiesto l’arresto, il Giudice per le indagini preliminari è Pietro Mondaini, si attende solo la convalida, la donna è difesa dall’avvocato Franco Capuzzo del foro di Padova, e l’accusa chiaramente è di “omicidio aggravato” e “distruzione e soppressione di cadavere” .
Come ha sottolineato il Procuratore capo Sabrina Duò, la confessione è credibile, totalmente estranei i figli della coppia, la donna avrebbe fatto tutto da sola. Ha colpito alle spalle con l’ascia il marito tra il 21 e 22 luglio, ha poi tagliato a pezzi l’uomo usando anche dei coltelli, poi nella notte, un pezzo alla volta, ha gettato i resti nell’Adigetto. Qualche giorno dopo il primo ritrovamento. Da una prima ispezione dei Carabinieri l’abitazione della coppia era ‘pulita’, il telefonino dell’uomo era a casa, nessuna traccia evidente di quanto accaduto, ma ci hanno pensato i Ris di Parma.
Rapporti tesi, sembra che l’uomo volesse lasciare la moglie, dopo una lite l’aggressione e l’omicidio. La donna è stata anche recentemente ricoverata per problemi psichici, ciò potrebbe far emergere un quadro piuttosto complesso. Il Procuratore capo Sabrina Duò si è complimentata con i Carabinieri, un’indagine difficile, l’efferatezza del delitto aveva fatto pensare anche alla criminalità organizzata, invece si tratta di una tragedia in ambito familiare. La donna ha ammesso di aver ucciso con un’accetta, all’interno della loro abitazione il proprio consorte, di averne poi depezzato il corpo nel bagno, di averne raccolte le parti in sacchetti della spazzatura che ha infine gettato nel fiume “Adigetto”, distante poche centinaia di metri dalla sua abitazione. Nella circostanza ha anche fornito indicazioni che hanno consentito il recupero, sempre nelle acque fiume Adigetto, a cura dei sommozzatori dei Vigili del Fuoco, degli strumenti utilizzati per commettere i reati. L’indagata è stata collocata, in regime di custodia cautelare, in una struttura sanitaria di Rovigo.
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