Dopo aver letto l’articolo del 15 aprile scorso “Metti la wallbox? Attento al “pregiudizio”…” Bruno ci ha scritto raccontando quello che gli è succrsso tentando invano di installare un punto di ricarica nel posto auto di proprietà del suo supercondominio. Chiede anche consiglio all’autore dei quell’articolo Alessandro D’Aiuto, che molto gentilmente ha accettato di rispondergli. Alessandro è a sua volta un affezionato lettore di Vaielettrico, oltre che super appassionato di moto, ex collaboratore di riviste specializzate e oggi immobiliarista di successo. Noi lo ringraziamo per la disponibilità a condividere la sua grande competenza in materia. Scrive Bruno:
” Ho letto con attenzione l’articolo pubblicato da Alessandro D’Aiuto sul tema wallbox in aree condominiali. Vista la competenza con la quale è stato trattato l’argomento, provo a porre qualche quesito circa la personale e fallimentare esperienza vissuta in tale contesto.
Nel mese di gennaio 2021 ho sottoscritto un contratto con Enel X per la fornitura e installazione di una wallbox all’interno del mio posto auto di proprietà chiuso e posto all’interno di area condominiale interrata facente parte di un centro residenziale in Torino con circa 1.500 posti auto chiusi identici al mio. Cosa che ne fa una delle più grandi autorimesse condominiali.
Per l’alimentazione della walbox il tecnico incaricato da Enel X ha individuato la posa di una linea di 70 m tra il contatore della mia fornitura domestica (realizzata secondo le norme di buona tecnica e le prescrizioni antincendio) e che avrebbe attraversato le aree comuni del condominio in cui risiedo (80 appartamenti) e le parti comuni di manovra delle autorimesse, facenti parte di un “supercondominio” di tanti altri condomini come il mio ma con un diverso amministratore che svolge anche il ruolo di Responsabile SGSA (Sistema di Gestione Sicurezza Antincendio).
In assemblea di condominio ho ricevuto l’assenso da parte dei condomini al transito negli scantinati e parti comuni del mio palazzo. Ma, al momento di presentare la domanda medesima all’Assemblea dei Delegati del Centro Residenziale per il transito nelle autorimesse, il Direttore di Centro (Amministratore e Responsabile SGSA) non ha neppure voluto che la presentassi.
Dopo un confronto verbale abbastanza duro e recepito il fatto che senza una motivazione chiara per questo ostracismo avrei aperto un contenzioso legale, mi è stata offerta questa spiegazione che, obtorto collo, ho dovuto recepire pur senza una verifica della sua veridicità.
In buona sostanza, la motivazione del rifiuto sta nel fatto che il CPI ottenuto all’epoca della regolarizzazione amministrativa delle autorimesse e risalente al 1970, prevede una sola linea elettrica all’interno delle aree di manovra condominiali allo scopo di illuminare le aree comuni e fornire la sola illuminazione all’interno dei singoli box privati con un punto di presa per eventuali piccoli apparecchi come caricabatteria o elettroutensili per soli interventi occasionali nel box o sull’auto.
L’Amministratore sostiene (e gli credo) che nel tempo non sono mai stati effettuati interventi significativi per l’adeguamento alle norme antincendio. In particolare credo che siano oggi inadeguate le aperture per la fuoriuscita fumi in caso di incendio. Pertanto egli NON PUO’ accogliere la richiesta di una ulteriore linea elettrica privata (anche se dotata del medesimo e contemporaneo sistema sistema di sgancio di emergenza della linea di illuminazione condominiale) perché per il Comando del VVF di Torino ciò determinerebbe la scusa per richiedere l’adeguamento del CPI di tutte le autorimesse. Con una spesa per il Centro Residenziale superiore al milione di euro per gli interventi civili ed impiantistici.. Ciò ha determinato la rinuncia all’intervento e lo storno da parte di Enel X della fattura già emessa.
Fatta questa doverosa premessa, resta comunque qualche perplessità sulla reale opposizione che verrebbe posta a livello pregiudiziale dal Comando dei Vigili del Fuoco competente quando invece la Direzione Centrale per la Prevenzione e la Sicurezza Tecnica dei VVF ha pubblicato la Circolare n° 2 del 05 novembre 2018 “Linee guida per l’installazione di infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici”.
In essa si si legge: “L’installazione di infrastrutture nuove realizzate secondo le indicazioni riportate nelle Linee guida allegate nonché l’installazione di infrastrutture poste in funzione prima della pubblicazione delle stesse Linee guida e realizzate secondo la regola dell’arte ed adeguate alle misure riportate nella sezione 5 di tali Linee guida è considerata una modifica non rilevante ai fini della sicurezza antincendio e per essa si applicano le procedure di cui all’art. 4, comma 8 del D.M. 7 agosto 2012, prevedendo l’obbligo da parte del responsabile dell’attività dell’acquisizione immediata di tutta la documentazione atta a dimostrare la conformità dell’installazione stessa; tale modifica dovrà, successivamente, essere documentata al Comando dei vigili del fuoco competente in occasione del rinnovo periodico di conformità antincendio”.
Dunque i quesiti che pongo alla Redazione di VaiElettrico e che penso possano tornare utili a quanti si trovino ad affrontare casi riconducibili a questo.
A) è vero che la realizzazione di una nuova linea elettrica in una autorimessa soggetta a CPI, ancorché realizzata secondo le vigenti Norme CEI, produce automaticamente la decadenza dell’esistente CPI e la produzione di un nuovo CPI?
B) è possibile, visto che l’opposizione dell’Amministratore non mi consente di andare oltre, richiedere un parere tecnico ai Vigili del Fuoco oppure il privato cittadino non ha alcun diritto di parola (attenzione!!! nell’assoluto rispetto delle norme tecniche e di sicurezza antincendio) visto che finora le obiezioni ad oggi da me ricevute sono di carattere più “amministrativo” che “tecnico”, ovvero di reale e misurabile incremento del rischio di generazione di incendio per l’introduzione di una nuova linea elettrica?
Questa nuova linea, per sua necessità di contenimento della caduta di tensione lungo i 70 m dal contatore alla wallbox, verrebbe infatti realizzata con una sezione di conduttore ampiamente sovradimensionata rispetto alla reale intensità di corrente massima prevista per la wallbox e quindi con incremento di temperatura dei conduttori, anche per tempo di utilizzo molto lungo, assolutamente trascurabile. Questo è un argomento tecnico e non amministrativo.
Questi aspetti concorrono a rallentare in modo significativo la diffusione dei BEV nelle città italiane. In particolare nelle strutture condominiali in cui si concentra la maggior parte della popolazione delle città.„
Purtroppo, per come ce lo descrive, il suo caso mi appare di difficilissima soluzione. Partiamo da un presupposto. Se parliamo di “elettrificazione” di una rimessa, più il palazzo è grosso più a buon senso aumentano le difficoltà di mettere tutti d’accordo. Inoltre più il palazzo è vecchio, più aumentano gli ostacoli tecnico amministrativi per conseguire l’obiettivo. Quindi capirà da solo che in presenza di un supercondominio enorme e per di più risalente agli anni ’70, le problematiche possono assumere una dimensione prossima a un girone dantesco. Mi spiace, ma tant’è.
Nel merito delle sue questioni:
-E’ vero che la realizzazione di una nuova linea elettrica in una autorimessa soggetta a CPI, ancorché realizzata secondo le vigenti Norme CEI, produce automaticamente la decadenza dell’esistente CPI e la produzione di un nuovo CPI?
Purtroppo (per quanto riguarda la burocrazia…) viviamo in Italia. Quindi a seconda delle interpretazioni può essere vero come può non essere vero. Il mio consiglio, visto il suo peculiare caso, è quello di rivolgersi non solo ad un professionista specializzato in normative, ma senza dubbio ad un professionista che sia anche “pratico” delle interpretazioni vigenti nella città/provincia di Torino.
Sembra surreale, ma così funziona in Italia. Esistono delle norme nazionali, che però localmente vengono recepite e soprattutto “interpretate” in maniera diversa da luogo a luogo. Quanto cita in merito alla circolare n° 2 del 05 novembre 2018 (che alleghiamo) corrisponde a verità. Ciò non di meno si tenga presente che la stessa fa anche riferimento al D.M 7 agosto 2012 (alleghiamo pure quello), il quale in ogni caso prescrive tutta una serie non breve di adempimenti. Questi, sia chiaro, non sarebbero in capo a lei bensì all’installatore.
Ciò che mi stupisce è che la società EnelX di fatto non dispone di una figura di riferimento per tali formalità/adempimenti. Altrimenti loro per primi, visto che il buon esito della pratica è nel loro interesse, avrebbero dovuto muoversi in tal senso. O quantomeno proporle la possibilità di una consulenza.
Detto questo, al di là dei modi che ci ha raccontato, il Direttore della sicurezza presenta dei timori umanamente comprensibili. Ora, partiamo dal presupposto che la materia è talmente complicata che per umana solidarietà voglio lasciare al Responsabile SGSA (titolo di fatto attribuito a un semplice amministratore condominiale) la facoltà di non conoscerla sempre a memoria.
Resta il fatto che, in un supercondominio così grosso e così “anziano”, è umanamente comprensibile il timore che qualsivoglia modifica vada a scoperchiare qualche “vaso di pandora” nascosto o sconosciuto che effettivamente potrebbe comportare dei costi stratosferici (visto che il complesso è enorme) se parliamo di aggiornamento alle vigenti normative.
Aggiornamenti che addirittura potrebbero essere di difficilissima attuazione se, come giustamente racconta, si devono addirittura riconsiderare le aperture per la fuoriuscita fumi in caso di incendio. Insomma, reazione scomposta e ingiustificata a parte, non mettiamo in croce il pover’uomo. Perché non se lo merita. Ciò però ci rimanda al volo alla seconda questione.
-E’ possibile, visto che l’opposizione dell’Amministratore non mi consente di andare oltre, richiedere un parere tecnico ai Vigili del Fuoco?
Ma diamine… Mi sbaglierò, ma vorrei anche ben vedere che non fosse possibile! Ovvio… Chiedere è lecito, rispondere è cortesia. Ma stiamo parlando di una forza pubblica a cui si chiede una consulenza in merito ad un tema che è di loro competenza. In pratica: sono lì apposta.
Trovo che sarebbe il colmo se non si rendessero disponibili quantomeno ad un parere. Poi possiamo anche dire che anche in questo potrebbe essere molto utile farsi assistere da un professionista, il quale sicuramente saprebbe rapportarsi con i VV.FF. sapendo già esattamente cosa chiedere, con quali diritti e quali doveri e senza perdere troppo tempo con domande preliminari.
Insomma, come detto all’inizio la sua situazione è piuttosto difficoltosa. Ripeto, non dovrebbe essere così e mi spiace dirlo. Ma se vuole procedere l’unica strada è quella di mettere tutto in mano ad un professionista della sua zona. Questi, se è persona competente, saprà districarsi al meglio. E sicuramente avrà modo di confrontarsi sia con l’amministratore del supercondominio sia nel caso con i VV.FF. Al fine, eventualmente, di farsi rilasciare un “nulla osta” scritto con cui poi procedere con l’installazione. Non so se è prevista la possibilità, ma tentare non nuoce.
Ci sarebbe poi un’ultima possibilità. Che però le suggeriamo solo come “pista da seguire”. E per la quale non possiamo e non vogliamo prenderci responsabilità alcuna visto il contesto.
Quello che potrebbe tentare è l’installazione di una presa industriale interbloccata (Leggi) tassativamente da 16 ampere. Se infatti ci “aggrappiamo” al Decreto Legislativo 16 dicembre 2016, n. 257, all’articolo 2 lettera D troviamo la definizione “legale” di “punto di ricarica”.
Si tratta di una infrastruttura (cito) “che consente il trasferimento di elettricità’ a un veicolo elettrico di potenza pari o inferiore a 22 kW, esclusi i dispositivi di potenza pari o inferiore a 3,7 kW, che sono installati in abitazioni private o il cui scopo principale non e’ ricaricare veicoli elettrici, e che non sono accessibili al pubblico.”
In base a questo potremmo interpretare (il condizionale è davvero davvero e davvero d’obbligo) che l’installazione di una presa di corrente in grado di erogare al massimo 16 ampere/3,7 kW non sia formalmente considerata un punto di ricarica. E in ultima analisi non vada a modificare i requisiti/desiderata in merito alla certificazione incendi. Inutile ripetere che la cosa andrebbe comunque fatta con tutte le attenzioni tecniche del caso.
Qualora si potesse procedere in tal senso, e non possiamo assicurarlo, lei disporrebbe di una presa con cui (“saltuariamente” in via ufficiale…) caricare il suo veicolo in sicurezza tramite un caricatore portatile volgarmente detto “carichino”.
Ripeto: non è un consiglio, ma una pista da seguire a sua responsabilità e da sottoporre al professionista di cui sopra. Capirà perfettamente, che, in ogni caso, stiamo camminando sul filo del rasoio. Ci faccia sapere… E buona fortuna!
Attenzione alla scappatoia proposta in chiusura! la presa di potrebbe installare ma non si usare: è infatti vietato l’uso di dispositivi modo 2 ( il carica batterie con la spina lo è) in autorimesse soggette a CPI.
Al di sopra dei 3,7 kw/16 ampere di sicuro. Al di sotto, e ne parlavo proprio di recente sia con un amico che si occupa di prevenzione incendi sia con altri tecnici del settore, è materia di ampia discussione. Sostanzialmente, come spesso accade in presenza di un dubbio non risolto che può avere due risposte, si sono venute a creare le due classiche scuole di pensiero. 😂 Questo proprio in virtù del D.L. 257 12/2016 che in maniera ovviamente sibillina esclude i dispositivi fino a 3,7 kw dal novero di ciò che legalmente è considerato “punto di ricarica” .
Come al solito, Ale, complimenti per l’articolo e per la tua competenza in materia. WoW. Una curiosità personale: è possibile che sino ad oggi il supercondominio non si sia dovuto adeguare alle nuove norme perché non sono intervenuti nuovi lavori? Riformulo meglio per chiarezza: è possibile che le nuove norme in tema di sicurezza (penso all’antincendio) si applichino solo ai nuovi impianti o alle modifiche degli stessi e non a quelli preesistenti che non subiscono alcuna modifica, motivo per cui sino ad oggi il superadmin sia riuscito ad evitare legalmente ogni spesa di adeguamento?
Per quanto ne so, e non è moltissimo, credo che le cose stiano a grandi linee come dici.
In ogni caso la mia supposta competenza in materia, che in realtà tale non è, deriva unicamente per avere a che fare con persone loro si competenti. O che perlomeno magari non saranno dei geni, ma come minimo hanno conseguito tutte le abilitazioni del caso. Quindi se vuoi dirmi che sono bravino ad ascoltare questo te lo concedo e ti ringrazio, ma le persone veramente competenti sono altre. 😉
Confrontando con il precedente articolo sul “pregiudizio”, è logico che non si può autorizzare l’installazione della colonnina in questo contesto. 70 metri di linea ciascuno, per 1500 box, (ipotesi di “pregiudizio”, tutti dovrebbero poter installare la propria colonnina), per 3 o 6kW ciascuna, si arriverebbe a kilometri di linee elettriche, per oltre NOVE MEGAWATT di potenza. Altro che norme antincendio, servirà una nuova cabina elettrica dedicata. L’unica opzione è un vero intervento di ristrutturazione complessiva, con installazione di linee dedicate alla ricarica per ogni box, e wallbox con contatore integrato. In futuro tutti i super condomini dovranno farlo credo.
Anche la presa industriale, non si può mettere. Come già diceva nella lettera, è previsto l’uso della corrente solo per lavori occasionali con piccoli utensili. La ricarica dell’auto non è occasionale, e la presa industriale non è per “piccoli apparecchi”. E poi con quale linea, quella esistente calcolata per alimentare la luce? Evitiamo di fare danni…
Sul fatto che a regime, e cioè per tutti i 1500 di box, la cosa si preannuncia come mostruosa non posso che essere d’accordo. Le cose lì in futuro Con ogni probabilità saranno esattamente come dice lei. Per quanto riguarda la presa industriale io le posso dire in tutta sincerità che mi sono confrontato più di una volta con tecnici, elettricisti, installatori e quant’altro e tutti mi hanno dato parere positivo nell’ipotesi di tirare una linea dedicata, privata e di adeguata misura dal contatore fino al box o posto auto che sia per l’installazione di quella che formalmente è solo ed esclusivamente una presa di corrente. Poi chiaro, bisogna essere onesti fino in fondo. Uno chiama l’elettricista, gli dice “montami una presa secondo le norme”, l’elettricista esegue il lavoro, rilascia quello che deve rilasciare… e poi quello che ci fa l’utente finale con quella presa non sono fatti dell’ elettricista. sono fatti del privato cittadino. Se però l’alternativa è che il nostro privato cittadino si attacchi tutte le notti ad una Schuko servita da fili da 1,5 per ricaricare a 10 ampere…. perché poi alla fine quello succede. 🤦♂️ Quindi fatta tara merce non so cosa sia peggio. Poi ripeto: prontissimo ad ammettere che mi sto sbagliando su tutta la linea. Ma fino ad ora, quantomeno per quella che è stata la mia esperienza, ho avuto sostanzialmente riscontri positivi.
Ma in ogni caso la presa, qualsiasi sia il suo utilizzo, non deve essere collegata oltre che con il proprio contatore con il pulsante di sgancio generale della rimessa? Anche li vedo difficoltà, perché immagino che 1500 posti sia una rimessa grossa e chissà dove è lo sgancio… già scriveva di 70 metri per poter portare la presa…
Inoltre poi se ognuno portasse anche solo un cavo da 1 mmq allo sgancio generale ci sarebbe presumo un ingombro di cavi?
Assolutamente vero. Che la cosa sia problematica non l’ho mai negato. Ribadisco: io mi limitavo a considerare un’interpretazione della normativa. Cosa che, in quanto per l’appunto “interpretazione”, e anche soggetta ad essere errata. Il che è stato detto a chiare lettere anche nell’articolo. Che inoltre con 1500 rimesse, in futuro la cosa si preannunci come agghiacciante, anche questo è pacifico.
Per risolvere queste questioni in Italia esistono 2 figure Professionali Ordinistiche : -il PROFESSIONISTA ANTINCENDIO che è deputato ad elaborare, firmare e presentare le pratiche di prevenzione incendi presso i comandi Provinciali dei VVF -il PROGETTISTA ELETTICO che è deputato ad elaborare e firmare il progetto elettrico della istallazione della WallBox. Io ed altri miei colleghi siamo progettisti elettrici ed anche professionisti antincendio . Per cui CONSIGLIO VIVAMAMENTE di rivolgersi a questi professionisti per simili problematiche. Mi permetto di sottolineare che: -Con “l’installazione di una presa industriale interbloccata tassativamente da 16 ampere …” si spendono soldi e NON si risolve il problema! In quanto la Circolare VVF citata RICHIEDE che la ricarica avvenga solo in modo 3: il carichino NON si può usare ! -“E’ vero che la realizzazione di una nuova linea elettrica in una autorimessa soggetta a CPI, ancorché realizzata secondo le vigenti Norme CEI, produce automaticamente la decadenza dell’esistente CPI e la produzione di un nuovo CPI?” NO se la linea è realizzata ANCHE secondo i dettami dei VVF e della citata Circolare ed è servizio esclusivo di una WallBox. – Il Certificato Prevenzione Incendi (CPI) ha durata di 5 anni, in occasione del rinnovo si aggiungerà tutta la documentazione relativa alla nuova Wallbox e la dichiarazione di NONO aggravio del rischio.
La ringrazio per lo spunto. Quanto cita in merito alla circolare è ovviamente vero, ma come al solito la burocrazia italiana riesce a complicare l’esistenza di tutti noi con i suoi virtuosismi. Se infatti al di sotto dei 3,7 kW la cosa non è considerata un punto di ricarica, ma una semplice presa di corrente, allora piaccia o no ma fino a 3,7 kW non stiamo parlando di stazioni di ricarica. Stiamo parlando di qualcos’altro. Quindi non stiamo ricadendo nello specifico dell’argomento della circolare dei pompieri. Altrimenti in box non si potrebbe mettere nemmeno una Schuko per attaccarci un frigorifero (Sa quanti lo fanno?), non si potrebbe usare nessun utensile per lavori hobbystici, e non si potrebbe mettere un caricabatteria per la classica batteria da automobile a pistoni o il mantenitore di carica della moto. Quindi per quanto io sia assolutamente il primo che parla di soluzione sul filo del rasoio e di cosa da considerare con un milione di attenzioni, ma a stretto giro di regolamento non è cosa da escludersi a priori. Lo so che sono un po’ bizantino, ma questa è l’Italia. 🙄
Un problema simile da me l’ho risolto in un attimo, anzi in una notte: Tutto installato e funzionante con cavi sovradimensionati, juicemeter configurato e nessuno ne sa niente… Ma scherziamo con la burocrazia?
Le devo chiedere sinceramente scusa ma non riesco a capire se sta parlando sul serio o per scherzo. Tenga presente che a me piace moltissimo scherzare. Però un conto e doversi “dolorosamente” addentrare nei meandri della legge e nelle pieghe delle normative, un altro conto è fregarsene.
Ale parla sul serio. Riconosco l’accento meridionale, Gianky deve essere un mio “conterroneo”, noi c’abbiamo le leggi nostre e i nostri regolamenti attuativi …
Attenzione. Spesso nei box mettono apposta prese e magnetotermico da 10A, proprio per consentire l’uso solo di utensili di bassa potenza. Non a caso, ma per la misura dei cavi e tutte le altre norme. Quindi il limite non è dei 3.7kw, ma di quanto previsto dal singolo impianto.
Le hai ragione equello che dice è vero e tra l’altro accade spesso, ma stiamo parlando di due cose differenti. Il mio discorso, che ammetto che può anche essere sbagliato, Verte sull’interpretazione delle normative.
Gent. Per. Ind. Paolo Perotti, sono Bruno, l’autore della richiesta di aiuto inviata a VaiElettrico. Ho letto con interesse la Sua risposta che evidentemente è segnata dalla competenza nel settore ma devo fare alcune precisazioni che nel testo inviato alla Redazione di VaiElettrico ho omesso per la già estesa narrazione fatta del caso. Devo premettere che non effettuerei nessun intervento non certificato, non corrispondente alle vigenti Norme e non autorizzato dai condomini perché parto dal concetto che qualsiasi deroga da questi presupposti espone l’autore a cause legali infinite in caso di incidente, anche se l’incidente stesso fosse causato da altro condomino ma coinvolga le parti comuni (in questo le assicurazioni ci sguazzano). Dunque: A) Ho interpellato un professionista iscritto all’albo dei Periti Elettrotecnici in qualità di PROGETTISTA ELETTRICO e (mi dice) con ampia conoscenza della materia di prevenzione incendi tant’è che il costo della realizzazione della linea veniva ad essere molto più elevato del previsto proprio per le cautele che mi sarebbero state imposte anche solo per la posa dei cavi al fine di prevenire la loro caduta in caso di incendio nelle aree di manovra delle autorimesse e senza trascurare tutte le protezioni elettriche e di sgancio della linea privata in caso di azionamento degli esistenti pulsanti di emergenza già in essere per le parti comuni. Il punto è che il professionista mi ha ovviamente rimarcato che un incarico a lui affidato avrebbe previsto il corrispettivo della progettazione indipendentemente dall’esito ottenuto con il supercondominio, ovvero a mio totale rischio economico (credo più che comprensibilmente). B) Ho contattato lo studio legale che mi ha supportato in altre circostanze e questi mi hanno precisato che, stante il codice civile, il benestare al transito di una linea privata in aree comuni del supercondominio è demandata all’Assemblea dei Delegati e che, nella confusione del nostro ordinamento civile, è difficilissimo dimostrare il proprio diritto al passaggio anche se le aree comuni sono di fatto una comproprietà dei singoli condomini, quindi anche mia. C) Nel confronto con l’Amministratore delle autorimesse questi ha affermato che anche se avessi presentato domanda di passaggio all’Assemblea dei Delegati, avrebbe pilotato la decisione dell’Assemblea verso il rifiuto per tutti i rischi connessi con la prossima scadenza quinquennale del rinnovo CPI, dicendomi espressamente che in caso di mio dissenso potevo aprire una causa in tribunale. QUANTO SOPRA mi ha indotto a rinunciare all’installazione con estremo rammarico e con la vaga sensazione che non sia tutto logico/ quanto mi è stato detto dall’amministratore ma l’opposizione è ferma ed è stata espressa in tal senso anche ad altri condomini. CIO’ DETTO LE CHIEDO (visto che anch’io ero convinto bastasse fare una installazione a Norme CEI e a Norme VVF unicamente destinata alla wallbox come peraltro indicato da e-mob italia e Motus-E nel Vademecum per le installazioni): – Esiste la possibilità di imporre il diritto del singolo condomino sul volere dell’Amministratore che secondo me è così cautelativo per proteggere se stesso da problemi amministrativi con i VVF? – Conosce qualche collega PROFESSIONISTA ANTINCENDIO operante nella Provincia di Torino e che possa assumersi l’onere di contattare il Comando VVF competente oppure è in grado di assumere Lei questo incarico? Sarei grato se mi facesse conoscere la sua posizione in merito. Cordiali saluti a Lei e a quanti hanno commentato questo caso ripreso dalla Redazione di VaiElettrico.
Wow nemmeno pensavo esistessero complessi sotterranei di tale entità, immagino siano diverse super palazzine collegate tra loro o robe del genere. Fa veramente tristezza vedere questa situazione, la buona volontà frenata da un burocrate che per non sbattersi lascia tutto come è… Ahimè non posso dar consigli diretti, di normative ne so meno di lei,ma un paio di spunti di riflessione che magari possono aiutare a trovare una soluzione. 1 milione di euro, su 1500 posti auto significa 666€ a box (a famiglia uno o due box magari? Se si seguono i millesimi e box doppi etc) Il giga complesso ha 50 anni, per ammissione stessa del super admin è inadeguato alle normative antincendio (chissà quante persone vivono sopra 1500 posti auto..) immagino che comunque sarà un problema da affrontare entro una decina di anni. Entro 3 anni, chiunque acquisterà un’auto nuova dovrà acquistarla elettrica, ovvio ce usato e si può posticipare magari di 5 o 6 anni ancora, ma come tutti i problemi o si risolvono o restano li da risolvere e magari in fretta. Ora immagino che un super complesso del genere, abbia delle riserve discrete per far fronte alle spese di ordinaria e straordinaria manutenzione/riparazione etc… Esistono ad oggi bonus edilizi atomici che se sfruttati nel modo migliore potrebbero dimezzare la spesa e ottenere un miglioramento significativo della qualità di vita… Immagino il riscaldamento sia centralizzato e di età tecnologica ben vetusta, magari non lo sappiamo ma esistono comunque bonus per il solo adeguamento degli impianti elettrici, altrimenti ipotesi bislacca rifare sistema di riscaldamento in toto con supporti di pompe di calore aiutate da pannelli sui tetti (che immagino nel loro totale delle palazzine servite non sia poco) e infissi per tutti nuovi o comunque l’indispensabile per rientrare nei bonus.
Il fatto è che per forza dovrà essere affrontato il problema, non è pensabile che 1500 garage non possano ricaricare l’auto alla vigilia dello stop alle vendite dei termici, anche perché son lavori che non fai in una settimana, e comunque anche senza incentivi un costo a famiglia, mediamente più basso di chiunque a casa propria individuale debba rifare delle canaline perché ha impianto vecchio e non supporta nemmeno lontanamente più di 6kw (si parlava di portare a una potenza gestibile di 22kw se non ho capito male la lettera) Per aggirare il problema, dato che è comunque di tutti, non conviene iniziare a parlarne prima con chi è sotto il super admin che una volta che c’è una base di consenso difficilmente può temporeggiare per evitare gli sbattimenti che comporta gestire tutto il restauro.
Poi oh.. magari, quando chiederai conferma ai vvff e faranno sopralluogo, scopriranno grane tali da obbligare il condominio ad adempiere agli adeguamenti di sicurezza e il problema si risolve da sé 😂
Altro punto di vista ed in previsione futura. Che faranno in quel supercondominio quando la mobilità elettrica sarà la norma? Saranno dispensati per legge oppure per legge non saranno più tenuti ad adeguare gli impianti alle norme sulla sicurezza? Oggi è un intervento che interessa ad una persona… fra tre anni?
Interessante articolo, in quanto problema sempre più comune e che prima o poi sarà da affrontare. Più si va verso l’elettrico e più ci saranno richieste simili in quel supercondominio. Vedo l’adeguamento dei CPI una cosa doverosa, a prescindere, e che non può essere posticipata per sempre. Sembra banale, ma mi pare la solita gestione di molti Amministratori/Direttori di fare tutto all’ultimo finché non succede il danno.
Condivido che servano più figure ad hoc che conoscano al meglio come operare e gestire la pratica, a partire da chi fornisce l’installazione. Ad oggi esiste qualche portale o qualche via specifica per identificare un professionista adatto nella nostra zona?
… e la cosa si complica se si vuole installare il fotovoltaico e non si hanno locali tecnici per ospitare le batterie e gli inverter necessari e lo si potrebbe fare solo nei box privati. La sicurezza prima di tutto e per questo il superbonus dovrebbe aiutare anche a superare problemi di evacuazione dei fumi, di via di fughe e di messa a norma di impianti prescrivendo le caratteristiche necessarie per evitare ogni possibilità di innesco di incendio. Consideriamo che oggi vi parcheggiamo delle bombe infiammabili, molto più pericolose delle auto elettriche e la sostituzione dei motori endotermici porterebbero ad una maggiore sicurezza dell’intero ambiente autorimessa.
Sono perplesso per due motivi: 1) che esista un supercondominio del 1970 con 1500 (!!) posti auto e che non abbia un CPI aggiornato. Spaccano i zebedei per l’adeguamento di autorimesse con 10 posti auto e questo viene ignorato? Mah….. 2) 1 milione di euro per 1500 posti auto diventano 667 euro a posto auto……. Mi sembra una cifra in linea con esperienze avute in altri condomini….. E’ questo il dramma?
Oltretutto che 666 euro un condominio può farli pagare magari in un anno (se non due) nelle spese condominiali spalmando un attimo, son 50€ al mese, in realtà ora con i problemi di energia immagino sia un problema per molti avere la tranquillità che quel 50€ non sia un problema per carità, ma a maggior ragione questo può dare quei 3/5 mesi di tempo per progettare un’idea intelligente, e magari si riesce a “ristrutturare” accedendo ai bonus, vari riscaldamenti condominiali con un forte aiuto da pompe di calore e fotovoltaico (penso senza lavori grossi grossi togliere il gas con le temperature di Torino sia dura), sfruttare lo stesso fotovoltaico per alimentare parti comuni ascensori e diminuire i costi annuali di tutti i condomini come diretta conseguenza, magari non di 600€ all’anno che ripaga subito, ma sicuramente nel giro di pochi anni. Il più mettere d’accordo 1500 potenziali famiglie (soprattutto se qualcuno ha diversi appartamenti di proprietà che affitta hehe)
(soprattutto se qualcuno ha diversi appartamenti di proprietà che affitta hehe) i problemi, in genere, li creano proprio questi..
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